Le origini di Seleucia di Pieria rimontano al 300 a.C. quando Seleuco I, generale di Alessandro e capostipite dei re Seleucidi, la scelse a sua capitale.
Da un punto di vista strategico l’importanza di questa città fu notevole in quanto costituiva una base della flotta imperiale. Non molto tempo dopo questo privilegio passò alla vicina Antiochia e Seleucia ne rimase il porto. Tolomeo III la occupò verso il 245 a.C. ma nel 219 la città tornò in possesso dei Seleucidi. Ci è noto che in questo tempo i cittadini maschi adulti della città erano in numero di 6000. Si suppone perciò che tutta la popolazione (donne, bambini, giovani e schiavi) oscillasse intorno ai 30.000 abitanti. Dopo essere stata conquistata da Tolomeo VI (sec. II a.C.), nel 108 a.C. Seleucia ricevette la libertà che Pompeole confermò cinquant’anni più tardi (65 a.C.).
Da un punto di vista strategico l’importanza di questa città fu notevole in quanto costituiva una base della flotta imperiale.Fu l’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.) ad apportare migliorie al porto. Tra di esse la più vistosa e tuttora visibile, è rappresentata dal canale tagliato nella roccia e lungo 1100 mt Fu l’imperatore Vespasiano ad apportare migliorie al porto. Tra di esse la più vistosa è rappresentata dal canale tagliato nella roccia e lungo 1100 mt. Presumibilmente si trattava di una fenditura naturale poi allargata e dotata di chiuse.Nella Scrittura il nome di Seleucia fa la sua comparsa nel Primo libro dei Maccabei dove si ricorda che « il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa sino a Seleucia marittima » (1 Mac 11,8). Nel Nuovo Testamento questa città è legata al nome di Paolo e di Barnaba che da qui salparono alla volta di Cipro per il primo viaggio missionario che li avrebbe condotti in Panfìlia e in Licaonia (At 13,4). Dopo il periodo apostolico l’esistenza d’una comunità cristiana a Seleucia pare fuori discussione.
Il vescovo Ignazio (inizi II sec.), scrivendo ai fedeli di Filadelfia, li invita a mandare un delegato ad Antiochia per congratularsi della pace che la comunità antiochena aveva riacquistato, e soggiunge: « non è difficile per voi farlo, a gloria di Dio, come lo hanno fatto le Chiese più vicine che hanno mandato i loro vescovi » (Fil. 1,10). Nel Nuovo Testamento questa città è legata al nome di Paolo e di Barnaba che da qui salparono alla volta di Cipro per il primo viaggio missionario. Si può ragionevolmente supporre che tra queste Chiese figuri anche Seleucia. Per certo sappiamo che il suo vescovo Dositeo nel III secolo prese posizione contro l’eresia monarchiana che rimarcava tanto fortemente l’unità di Dio da annullare la Trinità (Predestinato, 41: PL 53, col. 599). Nella storia della Chiesa di Seleucia merita di essere ricordato anche il caso di un altro Dositeo che, eletto vescovo nei primi decenni del V secolo, per ragioni che ci sfuggono non fu accettato dalla comunità locale.
Lo storico Socrate che riferisce l’episodio aggiunge che l’allora patriarca diAntiochia,Alessandro, lo pose a capo della Chiesa di Tarso.Il caso, come lascia intendere Socrate, è citato assieme ad altri per avallare, anche sulla base della tradizione, la liceità del passaggio di un vescovo da una Chiesa a un’altra. Il vescovo Dositeo nel III secolo prese posizione contro l’eresia monarchiana che rimarcava tanto fortemente l’unità di Dio da annullare la Trinità Una situazione analoga si ebbe pure intorno al 505 quando un corepiscopo (vescovo di campagna) di nome Tommaso usurpò la sede di Amida al legittimo vescovo Nonno il quale, non potendovi far ritorno, fu trasferito a Seleucia. Al tempo dell’imperatore Costantino VII Porfirogeneto (912- 959), questo passaggio da una Chiesa a un’altra si verificò anche per Agapio che dalla sede suffraganea di Seleucia passò a quella patriarcale di Antiochia.