Nell’antichità Olba costituì il centro d’uno stato sacerdotale i cui re e sacerdoti, i Teocridi, vantavano le loro origini da Aiace. Nel 41 d.C. la città cadde in mano ai Romani. La sua particolare posizione geografica un poco discosta dalle grandi strade come pure la sua altitudine (1100 mt a livello del mare) hanno certo contribuito alla buona conservazione dei resti di questa città.
Nell’antichità Olba costituì il centro d’uno stato sacerdotale i cui re e sacerdoti, i Teocridi, vantavano le loro origini da Aiace. Della comunità cristiana esistente a Olba le prime testimonianze provengono da un’iscrizione posta all’esterno dell’abside d’una piccola chiesa vicina al teatro in cui si fa menzione del vescovo Giovanni che volle detta chiesa (II metà del IV secolo).
Nello scritto su La vita e i miracoli di santa Tecla composto a Seleucia da un sacerdote scomunicato dal vescovo Basilio (444/448-468?) si narra della guarigione miracolosa d’un bimbo gravemente ammalato agli occhi e portato dalla sua nutrice al santuario di Tecla. Questa guarigione produsse grande gioia nella città di Olba e in particolare al padre del bimbo Pardamio e al nonno Anatolio che era vescovo (cfr. PG 85,575-577). Dopo queste informazioni la comunità cristiana di Olba ci è nota unicamente nella serie dei suoi vescovi, presenti ai momenti salienti della vita della Chiesa: Eusebio (381), Poplio o Publio (431), Diaferonzio (448-451), Paolo (458) e Teodoro (518) che fu deposto come monofìsita.
NOTE DI VIAGGIO