L‘ esistenza della città di Nazianzo, benché senz’altro anteriore, ci è attestata a partire dal III secolo, data in cui fu composto l’Itinerarium Antoninianum, forse una raccolta di itinerari per le truppe romane.
Questa prosperosa cittadina che vantava d’essere stata fondata da un re, possedette una comunità cristiana già prima di Costantino. In questa raccolta Nazianzo, posta sulla strada che collegava Archelao con Tiana, risulta a 24 miglia romane da Archelao, l’odierna Aksaray. Ora, a 24 miglia da questa città ci si imbatte in Viranşehir che potrebbe perciò essere identificata con l’antica Nazianzo. Taluni, invece, preferiscono identificarla con l’attuale villaggio di Nenezi. Nel secolo IV non era più che una grossa borgata. Pare che il nome di Diocesarea, con cui era pure conosciuta, le sia stato assegnato quando i Romani, sotto Tiberio, s’impadronirono della Cappadocia (17 d.C.).
Questa prosperosa cittadina che vantava d’essere stata fondata da un re, possedette una comunità cristiana già prima di Costantino. Il famoso Gregorio di Nazianzo ci informa, infatti, che suo padre Gregorio – un tempo appartenente alla setta etnico-ebraica degli ipsistari, ovvero adoratori di un Dio altissimo del quale si vietava ogni raffigurazione – fu battezzato dal vescovo della città e, nel 329, gli successe a capo della comunità cristiana. Tra i figli che Gregorio senior ebbe da Nonna, una fervente cristiana, spicca il già citato Gregorio detto Nazianzeno, uno dei grandi Padri cappadoci. Ancora Gregorio dichiara che suo padre costruì a Nazianzo un martyrion, una delle chiese martiriali, di forma ottagonale, tra le più antiche e monumentali dell’Asia Minore (Oratio 19)Tra i figli che Gregorio senior ebbe da Nonna, una fervente cristiana, spicca il già citato Gregorio detto Nazianzeno, uno dei grandi Padri cappadoci. Nato nel 329-30 ad Arianzo, nelle vicinanze dell’attuale Güzelyurt, Gregorio fu inviato a studiare a Cesarea di Palestina, ad Alessandria e ad Atene. Fu qui che strinse amicizia con Basilio. Tornato in patria, fu battezzato e — secondo i desideri della comunità locale ma suo malgrado— ordinato sacerdote dal padre..A motivo dell’ordinazione imposta e subita, Gregorio fuggì da Basilio ma, in seguito, se ne tornò a Nazianzo giustificando il suo allontanamento con l’immenso rispetto per il ministero sacerdotale [1].
Nel 360 suo padre sottoscrisse la formula di fede, filoariana, imposta a Rimini dall’imperatore Costanzo. Ne nacque uno scisma tra il vescovo e i numerosi monaci ed eremiti che popolavano la zona. Ad Atene strinse amicizia con Basilio. L’intervento del giovane Gregorio riuscì a ricomporre la lacerazione causata dal padre. Quando Basilio, ormai vescovo di Cesarea, vide ridotta la sua influenza politico-religiosa a causa della divisione voluta dall’imperatore ariano Valente che divideva in due la Cappadocia, parve naturale ricorrere all’amico Gregorio perché divenisse vescovo. La sede che gli venne assegnata era una piccola borgata: Sasima.Gregorio non risiedette a Sasima; tornò invece a Nazianzo facendo da coadiutore al padre. Sotto la pressione dell’amico, Gregorio accettò e si lasciò consacrare vescovo (372) ma in un seco
ndo tempo il rancore verso Basilio dal quale si sentiva strumentalizzato per fini politici, esplose in pesanti invettive: « La salvezza delle anime dei fedeli » scrive « era il pretesto ma l’avidità del dominio era il vero motivo, per non dire: tributi e tasse, per cui il mondo si dilania » (Carm. 2,1,11 de vita sua 460 ss.).
Gregorio non risiedette a Sasima; tornò invece a Nazianzo facendo da coadiutore al padre. Morto questi (374), resse per breve tempo la Chiesa di Nazianzo per poi ritirarsi a Seleucia d’Isauria. Alla morte di Valente (378) accolse l’invito rivoltogli da più parti di guidare la piccola comunità cattolica non ariana (Niceni) rimasta a Costantinopoli. Con l’avvento al trono di Teodosio (378), imperatore di fede nicena, Gregorio fu eletto vescovo di Costantinopoli (380). Nel concilio che l’anno successivo ebbe luogo in città, egli assunse una posizione che—non condivisa dal resto dei padri conciliari — lo portò a rassegnare le dimissioni dall’incarico di vescovo di Costantinopoli.
Assieme a Giovanni Crisostomo fu senz’altro il miglior oratore dell’Oriente cristiano. Tornato a Nazianzo, dopo aver eletto un vescovo che guidasse questa comunità, si ritirò ad Arianzo e qui morì nel 389-90. Sensibilissimo, bisognoso d’appoggio umano, dotato di un profondo senso dell’amicizia, Gregorio s’è mostrato uomo di grande genio. Assieme a Giovanni Crisostomo fu senz’altro il miglior oratore dell’Oriente cristiano. A quanto pare, egli è stato anche il primo scrittore greco a pubblicare il proprio epistolario. Dottrinalmente meno originale di Basilio, seppe esprimere con chiarezza spesso maggiore quanto questi aveva intuito. Infine a lui soprattutto va ascritto il merito d’aver inserito il cristianesimo al vertice della cultura antica del tempo. Dinanzi a uomini come Gregorio di Nazianzo, Basilio, Gregorio di Nissa, il paganesimo non poté più dire—come era stato fatto in precedenza— che i cristiani erano gente ignorante. Tramite loro la nuova cultura cristiana ha mostrato di non essere per nulla inferiore a quella greca. Dopo Gregorio l’esistenza a Nazianzo d’una comunità cristiana retta da un vescovo, ci è attestata sino all’885.