Fondata dal seleucide Antioco II (261-246 a.C.), re di Siria, per essere come Filadelfia una fortezza dell’ellenismo ai confini della Frigia, Laodicea si trova nella valle del Lico (oggi Çürüksuçay) a circa 6,5 km a sud-est della suddetta città sulla grande strada, che da Efeso portava in Siria. Era un centro industriale attivissimo, noto per la lavorazione della lana nera e la sua scuola di oculistica, che preparava un ottimo collirio, tratto dalla macinazione di una pietra frigia e smerc
iato poi in tutto il mondo greco-romano [1].
Era un centro industriale attivissimo, noto per la lavorazione della lana nera e la sua scuola di oculistica, che preparava un ottimo collirio Laodicea era pure nota come un vivace centro bancario, che la faceva ricca e la rendeva superba della propria opulenza.Aprova di ciò il fatto che nel 60 d.C. essa disdegnò un soccorso in denaro offertole da Roma in seguito a un violento terremoto. Queste condizioni spiegano la presenza della numerosa diaspora giudaica nella città e sono assai utili per capire la lettera indirizzata dall’Apocalisse alla Chiesa locale, giacché essa è imbastita su una fitta serie di allusioni alla suddetta situazione ambientale. « All’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo!Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.
Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Il cristianesimo giunse a Laodicea dalla vicina Colossi, soprattutto a opera di Epafra. Da Colossesi 4,15 sappiamo che attorno al 60 d.C. la Comunità si radunava nella casa di un certo Ninfa Ti consiglio di comprare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo.Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla po
rta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese » (Ap 3,14-22).
Il cristianesimo giunse a Laodicea dalla vicina Colossi, soprattutto a opera di Epafra (Col 4,13). Da Colossesi 4,15 sappiamo che attorno al 60 d.C. la Comunità si radunava nella casa di un certo Ninfa. Dal testo citato risulta che verso la fine del I secolo d.C. il suo livello di vita cristiana era disastroso. La Comunità si trascina-va in una tale mediocrità, soddisfatta di se stessa, da porla in un’agonia prossima alla morte (vv. 15-16). Di qui l’energico e duro richiamo del profeta a nome di Cristo, che si presenta alla città dei compromessi come l’Amen, il Testimone fedele e verace (v. 14). Egli rinfaccia con sferzante ironia ai Laodicesi la loro ottusa presunzione, che in realtà nasconde solo povertà, cecità e nudità (v. 17), cose tutte che si pensavano prive di cittadinanza a Laodicea, dove abbondavano ricchezza, collirio e tessuti! Indica poi le vere ricchezze, che Lui solo procura: l’oro autentic
o, cioè la fede viva (1 Pt 1,7), le vesti bianche, cioè la vita virtuosa, e il collirio spirituale (v. 18), che dona la penetrazione del mistero cristiano (cfr. Ef 1,18). Infine chiude la requisitoria in una prospettiva di consolante speranza, fondata sull’amore attento e paziente di Dio, che sa trionfare sull’umana debolezza e portare alla comunione con sé (vv. 19-21). Un gruppo di novaziani, fautori d’una Chiesa di soli puri (catari), trovò aderenti proprio nella comunità di Laodicea
Nel II secolo la Chiesa di Laodicea emerge nuovamente a causa di un sinodo tenutovisi intorno al 164/168. Oggetto di questo concilio fu la questione quartodecimana intorno alla data della pasqua e fors’anche il movimento montanista. Presidente di quest’assemblea fu il vescovo di Laodicea Sagaris, martirizzato sotto il proconsole Sergio Paolo (164-166). Policrate di Efeso annovera Sagaris tra le colonne della Chiesa assieme all’apostolo Giovanni, a Filippo, a Melitone di Sardi e a Policarpo di Smirne. Non va taciuto il fatto che in un tempo successivo un gruppo di novaziani, fautori d’una Chiesa di soli puri (catari), trovò aderenti proprio nella Comunità di Laodicea. Non è improbabile che il terreno per questo annuncio fosse preparato dal montanismo, pure avente tratti di radicalità. In una persecuzione — presumibilmente quella di Diocleziano — la Chiesa di Laodicea pagò il suo contributo di sangue mediante il martirio del vescovo Teofilo, di un certo Filippo e di cin
que altri cristiani. Il martirologio geronimiano menziona un numero di cinquanta martiri circa e pare non si allontani dalla realtà se si considera l’importanza di Laodicea a un tempo capitale della Frigia Pacaziana e Chiesa metropolitana avente 34 (48?) Chiese suffraganee. Momento di rilievo nella vita della comunità cristiana di Laodicea furono due concili che vi si tennero. Momento di rilievo nella vita della comunità cristiana di Laodicea furono due concili che vi si tennero. La data del primo presenta difficoltà. Pare comunque determinabile negli anni successivi alla fine del IV sec. Con cinquantanove canoni questo sinodo intese regolare diversi problemi nella vita interna delle Chiese d’Asia (battesimo, matrimoni misti, prassi penitenziale, norme liturgiche, ecc.) [2]. Intorno al 481 ancora a Laodicea si radunò un secondo concilio per trattare il caso di Stefano, vescovo d’Antiochia, accusato d’essere nestoriano. Come per altre città della Frigia anche Laodicea non si sottrasse al decadimento prodotto sia da terremoti che dallo spostamento verso Costantinopoli dell’asse delle comunicazioni.