Posta lungo un’importante arteria commerciale proveniente dall’Armenia che congiungeva Sebaste con Neocesarea e Amasea, l’antica città di Comana nel Ponto vive più nelle memorie scritte che nei reperti archeologici.
Contribuì allo sviluppo di questa città, già fiorente per il suo commercio con l’Armenia, il santuario di Mâ, una sorta di dea madre cappadoce, personificazione del principio della fecondità. Famose le processioni in onore di Mâ come i pellegrinaggi al suo tempio. È stata localizzata nei pressi del villaggio di Gümenek (voce turca di Comana), a otto km dalla città di Tokat. Sembra risalga all’invasione hittita (II millennio a.C.). In ordine d’importanza doveva essere la terza città del Ponto. Contribuì allo sviluppo di questa città, già fiorente per il suo commercio con l’Armenia, il santuario di Mâ, una sorta di dea madre cappadoce, personificazione del principio della fecondità. Il tempio eretto a Comana in suo onore, disponeva di grandi proprietà amministrate da sacerdoti. Famose le processioni in onore di Mâ come i pellegrinaggi al suo tempio. Strabone, che aveva dei parenti nella casta sacerdotale di Comana, osserva come il culto di Mâ fosse connesso alla prostituzione sacra esercitata regolarmente nel tempio.
Commentando il fatto egli, tra l’altro, annota: « Gli abitanti sono delle persone molli. Una quantità di femmine delle quali la maggior parte è sacra, vive dell’offerta del proprio corpo. Di conseguenza la città è, in certo qual modo, una piccola Corinto. In questa maniera commercianti e soldati cadono del tutto in rovina » (Geog. XII,36). Al tempo della dominazione romana il benessere di Comana non venne meno.
Anzi Pompeo diede parte del regno del Ponto al sommo sacerdote di Comana e a Deiotaro di Galazia (63 a.C. ca.). Il declino della città iniziò nel periodo bizantino e continuò con lo sviluppo della vicina città di Tokat che dopo la conquista turca (fine sec. XI) divenne capitale d’un emirato.In relazione alla diffusione cristiana le prime notizie su Comana risalgono alla metà del III secolo. In relazione alla diffusione cristiana le prime notizie su Comana risalgono alla metà del III secolo. In quel tempo la comunità cristiana della città si rivolse a Gregorio il Taumaturgo per la scelta del vescovo locale. Come leggiamo nella sua biografia, scritta da Gregorio di Nissa, il Taumaturgo fece cadere la scelta su un filosofo di nome Alessandro che pur essendo stato ricco, per ascesi aveva scelto il mestiere del carbonaio [1]. Dalla Vita di Gregorio apprendiamo che Alessandro subì il martirio in una delle persecuzioni del III secolo, forse sotto Aureliano (270-275).
Tra le vittime della successiva persecuzione di Diocleziano va ricordato Basilisco, martirizzato nei pressi di Comana. Con la vittoria del cristianesimo, nel IV secolo il tempio di Mâ fu dapprima chiuso e successivamente trasformato in chiesa. Tra le vittime della successiva persecuzione di Diocleziano va ricordato Basilisco, martirizzato nei pressi di Comana Analoga sorte toccò al tempio d’Ifigenia. Nei primi anni del V secolo il nome di Comana tornò alla ribalta a motivo di Giovanni Crisostomo. Mandato in esilio nell’inospitale Cucuso di Armenia (405), e successivamente ad Arabisso, per isolarlo completamente lo si volle confinare nell’angolo più remoto dell’impero, a Pitio sul Mar Nero. Le faticose marce e l’esclusione totale di agevolazioni miravano a eliminarlo. Evidentemente, dopo la presa di posizione dell’episcopato latino a suo favore, egli appariva vittima d’una palese ingiustizia. Il giorno che precedette la sua morte, lo si fece marciare febbricitante e senza ristoro per otto km, sino a Comana dove la comunità l’accolse con affetto.
Il mattino successivo venne costretto a rimettersi in marcia, ma dopo cinque km e mezzo, crollò a terra. Mandato in esilio lo si volle confinare nell’angolo più remoto dell’impero, a Pitio sul Mar Nero. Riportato a Comana, avvolto in un bianco sudario ricevette l’eucaristia. Fattosi poi il segno di croce, spirò dopo aver pronunziato la sua ultima preghiera di ringraziamento: « Gloria a Dio per tutto.Amen ».
Era il 14 settembre del 407. Le sue spoglie rimasero nella cappella del martire Basilisco sino a quando l’imperatore Teodosio II, figlio di Arcadio che aveva esiliato il Crisostomo, ne ordinò la traslazione solenne nella chiesa degli Apostoli in Costantinopoli (27 gennaio 438).