Il nome di Ani compare per la prima volta nel V secolo d.C., ma è soltanto a partire dalla fine del secolo VIII che la città iniziò ad assumere importanza.
In qualità di capitale di questa dinastia armena Ani si ampliò notevolmente sino a raggiungere i 100.000 abitanti In quegli anni essa fu venduta da un satrapo del re d’Armenia alla famiglia dei Bagratidi che due secoli più tardi la eressero a loro residenza (951-977 d.C.).
In qualità di capitale di questa dinastia armena Ani si ampliò notevolmente sino a raggiungere, forse, i 100.000 abitanti compresi nella cinta fortificata delle mura. Soprannominata città dalle mille chiese e museo all’aria aperta dell’arte armena (Strzygowshi), Ani raccoglie effettivamente in sé espressioni significative dell’architettura cristiana armena. Tratti caratteristici di tale architettura sono: la poderosa struttura muraria costituita da blocchi di malta e materiale tufaceo, l’assenza della colonna come elemento portante e la sua sostituzione con il pilastro, una relativa piccolezza degli edifici definiti da una volumetria compatta e piccole aperture che riducono la luminosità interna. Inoltre si notano la sostituzione del nartece con una sorta di portichetto che precede la facciata e l’esistenza di chiese a pianta circolare con la caratteristica cupola, pure strutture peculiari dell’architettura armena. Queste originalità architettoniche rappresentano una plastica espressione del cristianesimo armeno che seppe raccogliere e integrare in un linguaggio artistico unitario i diversi influssi della cultura persiana, siriana, greca ed ebraica con cui si trovò a contatto. Il monaco Mesrop di Taron, avvalendosi di segni greci, semitici e di segni nuovi, creò l’alfabeto armeno
Uguale osservazione vale per la lingua armena nata all’interno del cristianesimo. Suo creatore fu il monaco Mesrop di Taron (360-440 ca.) che avvalendosi di segni greci, semitici e di segni nuovi, creò l’alfabeto armeno e quindi la lingua armena scritta. Si trattava di una lingua sacerdotale impiegata anzitutto nelle versioni armene della Scrittura e nelle traduzioni di opere della teologia orientale.
Non mancarono, però, composizioni originali soprattutto di carattere storiografico. Sono queste, così numerose e vaste, ad offrirci un quadro abbastanza ampio della storia armena. Gli autori di queste opere furono perlopiù ecclesiastici per i quali religione cristiana e lingua nazionale andavano congiunti. Pertanto nazionalismo e cristianesimo rappresentano in Armenia il terreno sul quale s’è sviluppata la cultura locale. Nella storia ecclesiastica diAni va ricordato il sinodo che depose il katholikos Vahan (969), accusato di simpatie verso l’Oriente che dottrinalmente aveva accolto il concilio di Calcedonia. Sotto il katholikos Khatchik prese inizio la costruzione della cattedrale di Ani (989) che costituisce uno dei monumenti più significativi e meglio conservati dell’arte armena.
Il suo successore, Sergio I (992-1019) fece un passo ulteriore trasferendo la sede patriarcale ad Ani. L’accresciuta importanza della città, sia a livello politico che religioso, rende ragione delle numerose chiese che sorsero dal X al XII secolo. L’accresciuta importanza della città rende ragione delle numerose chiese che sorsero dal X al XII secolo. Basti ricordare quella di San Gregorio l’Illuminatore, patrono dell’Armenia (1001); quella dei Santi Apostoli (1031), quella del Santo Salvatore (1036), ecc. Nel 1064 Ani fu presa dai Turchi ma non vide diminuire le sue glorie artistiche. Soltanto a partire dal 1239, data dell’invasione mongola, la città prese a spopolarsi. Un violento terremoto sopraggiunto nel 1319 completò questo esodo.