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SMIRNE oggi İZMİR Di questa anticSmirnea e prospera città, gloriosa anche per la storia cristiana, restano solo poche vestigia degli antichi monumenti d’epoca ellenistica e romana. È oggi la terza città della Turchia, con gran traffico portuale e commerciale. I suoi palazzi e le casupole dei quartieri popolari hanno praticamente invaso le colline su cui sorgeva l’antica Smirne. Può offrire poche cose al visitatore, ma rimane un punto centrale di riferimento per le innumerevoli escursioni che si possono fare in tutta la zona egea, ricca di ricordi storici e monumenti straordinari.

Sembra che il nucleo originario di Smirne risalga alla prima metà del III millennio a.C. Nel secolo X a.C. un gruppo di coloni provenienti dalle isole Eolie si stanziarono nella regione di Smirne dando origine a un agglomerato che una successiva immigrazione di coloni ioni ingrandì ancor più accrescendone, al tempo stesso, la prosperità economica (fine del sec. IX a.C.).
thumbs_eteria_pagina_24_immagine_0001-3Passata nel 27 a.C. sotto il potere di Roma, Smirne in questo tempo figura come la più splendida città dell’Asia Minore. Distrutta da Aliatte III, re della Lidia (600 a.C.), la città venne ricostruita. Nel 334 cadde in possesso di Alessandro Magno e, alla morte di questi, divenne dominio dei Seleucidi che se la contesero con i re di Pergamo. Passata nel 27 a.C. sotto il potere di Roma, Smirne in questo tempo figura — a dire del retore Elio Aristide che vi si stanziò nel 162 d.C.—come la più splendida città dell’AsiaMinore.Metropoli della Ionia, sede di un conventus iuridicus e dotata del diritto di asilo, essa ottenne ben quattro volte il neocorato. Distrutta nel 178 da un violento sisma, fu ricostruita per volere di Marco Aurelio.
Tra i suoi figli più illustri Smirne annoverò il poeta Omero in onore del quale nell’antichità venne eretto un monumento commemorativo (Homereion). Distrutta nel 178 da un violento sisma, fu ricostruita per volere di Marco Aurelio.In Smirne insegnò il filosofo medio platonico Albino. E alla scuola medio platonica appartenne anche il filosofo Teone, pure originario della città. Il glorioso passato dell’antica Smirne giace ora al di sotto dell’odierna città [1]. Ciò giustifica parzialmente la povertà dei reperti archeologici a noi pervenuti. La città si segnalò sempre per la sua tradizionale fedeltà al governo di Roma, per cui già Tito Livio la lodava per la sua singu laris fides (Historiae, XXXVIII,39). Con Efeso e Pergamo si contendeva il titolo di prima città dell’Asia.
Con Efeso e Pergamo si contendeva il titolo di prima città dell’Asia. La diaspora ebraica, come in tutte le grandi città dell’AsiaMinore, vi era assai numerosa e si distinse sempre per la sua spiccata aggressività verso i cristiani. Per quanto riguarda la vita religiosa, a Smirne c’era la presenza di una grande varietà di culti, ma tra tutti primeggiava quello imperiale. Tacito (Annales, IV, 55-56) ricorda che, quando alla provincia di Asia fu permesso di erigere un tempio all’imperatore e undici città si contendevano questo privilegio, il Senato decise in favore di Smirne a motivo della menzionata fedeltà a Roma.

thumbs_eteria_pagina_26_immagine_0001-1Non sappiamo quando vi giunse la predicazione cristiana e se vi fossero delle comunità paoline oltre a quella giovannea. L’unica menzione che si fa di Smirne nel Nuovo Testamento è costituita dalla lettera che 1’Apocalisse indirizza alla comunità giovannea della città, la cui vita cristiana all’epoca doveva avere un tenore ottimale, perché essa è la sola—assieme a quella di Filadelfìa— a ricevere una lode incondizionata.  L’unica menzione che si fa di Smirne nel Nuovo Testamento è costituita dalla lettera che 1’Apocalisse indirizza alla comunità giovannea della città.« All’angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita: Conosco la tua tribolazione, la tua povertà — tuttavia sei ricco — e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana. Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.
Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte » (Ap 2,8-11). In contrasto con la situazione sociale della città, la Chiesa di Smirne era palesemente povera, ma ciò faceva risaltare maggiormente la sua grande ricchezza spirituale, dovuta al suo esemplare fervore, che non conosceva battute d’arresto nemmeno di fronte alle gravi tribolazioni provocate dalla continua ostilità della sinagoga locale, che viene stigmatizzata come « sinagoga di satana » (v. 9). A parte la testimonianza dell’Apocalisse, fonti tardive collegano l’origine del cristianesimo in Smirne con l’apostolo Paolo che per tre anni risiedette nella vicina Efeso.
thumbs_eteria_pagina_30_immagine_0001-1La situazione di lotta religiosa fra Cristiani e Giudei doveva essere particolarmente acuta e sarebbe presto sfociata in una violenta persecuzione con imprigionamenti e forse anche sentenze capitali, per cui il profeta dell’Apocalisse sente il bisogno di rassicurare la comunità invitandola a « non temere », perché il mo mento della prova sarà breve (« per dieci giorni ») (v. 10). Ciò non toglie comunque che l’impegno deve essere quello di una « fedeltà fino alla morte » (v. 10).
Circa la diffusione del cristianesimo, a parte la testimonianza dell’Apocalisse, fonti tardive (cfr. Acta Johannis) collegano l’origine del cristianesimo in Smirne con l’apostolo Paolo che per tre anni risiedette nella vicina Efeso (cfr. At 19,20). Stando alla tradizione, primo vescovo della città fu Strateias, fratello di Timoteo; seguì poi il vescovo Bucolos che ebbe come successore Policarpo. Di quest’ultimo, che Policrate di Efeso (fine II secolo) qualifica come una delle colonne della Chiesa inAsiaMinore, possediamo alcune informazioni. Nato presumibilmente intorno all’81 d.C., entrò a contatto con la generazione subapostolica. Nel 167 scoppiò a Smirne una violenta persecuzione che ebbe tra le sue vittime lo stesso Policarpo, martirizzato nello stadio della città il 23 febbraio. Aveva 86 anni.  Ireneo di Lione che lo conobbe, ricorda di averlo sentito parlare delle sue relazioni con Giovanni il Presbitero, presumibilmente un discepolo degli apostoli (di Giovanni?), da non identificare—come invece fa Ireneo – con l’apostolo Giovanni.
Verso il 160 Policarpo si recò a Roma per conferire con papaAniceto intorno alla data della Pasqua: doveva prevalere l’usanza romano- palestinese di celebrare la Pasqua di domenica o la prassi vigente nelle Chiese dell’Asia di celebrarla sempre il 14 di Nisan, non importa in quale giorno cadesse? L’incontro tra Policarpo e Aniceto non risolse il problema, eppure si svolse nel rispetto delle due tradizioni e si concluse in pace. Nel 167 scoppiò a Smirne una violenta persecuzione che ebbe tra le sue vittime lo stesso Policarpo, martirizzato nello stadio della città il 23 febbraio. Aveva 86 anni. Sulla vita della comunità cristiana di Smirne nei primi decenni del II secolo siamo informati da due lettere che Ignazio diAntiochia scrisse rispettivamente a questa Chiesa e al suo vescovo Policarpo.

thumbs_eteria_pagina_31_immagine_0001-1Negli scritti di Ignazio agli Smirnesi questa comunità cristiana è messa in guardia contro le tendenze docetiste di alcuni non fedeli che negavano l’incarnazione di Cristo e la sua morte realeCi è altresì nota una lettera che questi indirizzò alla comunità di Filippi e, infine, una lettera scritta da un cristiano di nome Marcione a nome della Chiesa di Smirne e indirizzata alla comunità cristiana di Filomelio, contenente il resoconto del martirio di Policarpo. È la prima opera che usa la qualifica di martire per designare un cristiano morto per la fede. Dagli scritti di Ignazio agli Smirnesi e da Policarpo apprendiamo che questa comunità cristiana è messa più volte in guardia contro le tendenze docetiste di alcuni non fedeli che negavano l’incarnazione di Cristo e la sua morte reale [2]. Contro la tendenza—sembra abbastanza forte—di una frantumazione della Chiesa in gruppuscoli, Ignazio invita all’unità in tutte le espressioni della vita comunitaria che trova nella persona del vescovo il suo principio di coesione. « Sia ritenuta valida » scrive « l’eucarestia che si fa dal vescovo… senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l’agape » (Smirn., VIII,1-2). « Le adunanze siano molto frequenti » (Pol., IV, 2). « Conviene agli sposi e alle spose di stringere l’unione con il consenso del vescovo » (Pol., V, 2). « State con il vescovo perché anche Dio stia con voi » (Pol., VI, 1). A offrire ancora un po’ di luce sulla Chiesa di Smirne concorre anche la Lettera sul martirio di Policarpo, scritta qualche anno più tardi [3]. Da essa apprendiamo che i cristiani allora martirizzati— non tutti originari di Smirne—furono in numero di 12. Grande persecuzione sotto Marco Aurelio. Di uno ci viene ricordato anche il nome: Germanico. La Lettera costituisce una conferma che l’ostilità dei Giudei verso il cristianesimo, già attestata nell’Apocalisse, non si è per nulla attenuata. Furono essi a raccogliere legna con più zelo, come è loro costume, per il rogo su cui bruciare Policarpo (XIII,1), e ancora loro si impegnarono perché quanto rimaneva del suo corpo non venisse trafugato dai cristiani (cfr. XVII,2). I cristiani o gli atei — come vengono ancora chiamati — in questo tempo sono dunque in aperto conflitto con l’ambiente circostante, loro avverso. Dopo la morte di Policarpo la Chiesa di Smirne venne retta da Papirio al quale successe il vescovo Camerio. Fu sotto uno di questi due che la città venne devastata da un terribile sisma (178). Non è inverosimile pensare che la successiva ondata persecutoria sostenuta dalla politica anticristiana diMarcoAurelio, sia da collegare con questi fatti. Forse lo è pure la condanna di Traseas di Eumenia (Tracia), vescovo e martire addormentatosi a Smirne (Policrate di Efeso).
thumbs_eteria_pagina_31_immagine_0002A Smirne esistevano diversi gruppi di ispirazione cristiana. I timori di frazionamento già paventati da Ignazio non erano dunque infondati Tra i suoi martiri illustri, questa città annovera anche il presbitero Pionio. Circa la sua collocazione cronologica (al tempo di Policarpo o sotto l’imperatore Decio?) i pareri sono ancora controversi. Gli Atti del suo martirio che possediamo contengono comunque un nucleo di verità e sono una testimonianza del coraggio e della fede di questo presbitero. Con lui vennero processati anche il presbitero Limno, il laico Asclepiade, Sabina e Macedonia, il montanista Eutichiano e un presbitero della Chiesa marcionita di nome Metrodoro. La presenza di un montanista e di un marcionita e la stessa domanda rivolta dal proconsole a Pionio: « A quale comunità cristiana appartieni? », lascia supporre che a Smirne in questo tempo, accanto alla grande Chiesa, esistessero diversi gruppi eterodossi di ispirazione cristiana. I timori di frazionamento già paventati da Ignazio non erano dunque infondati. In effetti, nel fermento di idee che una grande città quale Smirne poteva conoscere, verso la fine del II secolo emerse un certo Noeto, condannato dai presbiteri della città per le sue affermazioni patripassiane. Assertore di uno stretto monoteismo, Noeto insegnava che Cristo era identico al Padre. Di conseguenza questi si sarebbe incarnato, avrebbe sofferto e sarebbe risorto. Sulla storia della Chiesa di Smirne nel periodo successivo ci è noto ben poco.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
İzmir si trova nella costa occidentale della Turchia, sul mar Egeo. In questa città confluiscono le principali strade provenienti dalle maggiori città turche. Una moderna autostrada la collega all’interno sino ad Aydın.

Distanze:
da Ankara km 596
da Antalya km 515
da Bergama km 506
da Efeso km 74

Provincia: İzmir
Aeroporto: İzmir

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Il Museo archeologico, interessante per i numerosi oggetti in esposizione, rinvenuti nei ricchi centri archeologici dell’Egeo. Segnaliamo: un mosaico romano, sarcofagi e oggetti funerari, statue, monete, vasellame di epoca romana e bizantina.
L’ Agorà, ricostruita da Marco Aurelio (161-180 d.C.) sulla precedente agorà ellenistica, distrutta da un terremoto (178 d.C.). Si visitano i portici della basilica pagana a due piani (edificio in cui si amministrava la giustizia e si svolgeva il mercato).
Il Kadifekale, la cittadella bizantina costruita sulla precedente di epoca ellenistica (IV sec. a.C.) eretta sulla sommità del monte Pagos, offre una stupenda vista della città.
Il Bazar.
A Bayraklı (quartiere d’İzmir) rimangono alcuni resti del X sec. a.C. del primitivo insediamento dei coloni Ioni.

FONTI STORICHE

SMIRNE NELLA DESCRIZIONE DI STRABONE
Appresso trovasi un altro golfo nel quale era situata l’antica Smirne lontana venti stadii da quella che ora sussiste. Ma dacché i Lidii ditrussero quella città, i suoi abitanti stettero pel corso di quattrocento anni dispersi in alcune borgate.Antigono poi la sollevò di bel nuovo e più tardi ancora Lisimaco, sicché al presente è bellissima sopra tutte. Essa è in parte edificata sopra il monte, ma il più è situata nel piano e ha per termini il porto, il tempio della Madre degli Dei e il Ginnasio. Singolari sono le sue strade intersecantisi ad angolo retto, per quanto è stato possibile, e lastricate; e così pure i grandi portici quadrati, alcuni al piano stesso della strada, alcuni più alti. Vi è a Smirne una biblioteca, e l’Omerio che è un portico di figura quadrata col tempio e colla statua di Omero: perocché anche gli Smirnei pretendono fortemente che quel poeta sia stato loro cittadino; e hanno anche una moneta di rame chiamata Omerio. Vicino ai muri di Smirne scorre il fiume Melete; e a tutte le altre prerogative di quella città si aggiunge anche un porto che si può chiudere. Fu per altro una grave mancanza degli architetti, che lastricando le vie non vi fecero scolatoi, sicché vi si fermano le immondezze principalmente nei tempi di pioggia quando si votano le latrine.
(Strabone di Amasea, Geografia, XII, trad. di F. Ambrosoli, Milano 1834)

REALMENTE IL SIGNORE SOFFRÌ PER NOI
Tutto questo soffrì il Signore per noi, cioè perché noi fossimo salvi; e lo soffrì in realtà, come in realtà poi risuscitò se stesso. Non soffrì solo in apparenza, come dicono alcuni infedeli. Essi sì che sono pura apparenza! E come pensano, così loro avverrà: si troveranno a essere incorporei, simili ai demoni. Io so e credo che Gesù Cristo, dopo la sua risurrezione, aveva il corpo. E così quando si presentò a Pietro e agliApostoli radunati con lui disse loro: « Toccatemi, palpatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo » (Lc 24,39). Subito lo toccarono e credettero al contatto della sua carne e del suo spirito. È per questo che poi disprezzarono la morte, o meglio si mostrarono superiori alla stessa morte. E dopo la risurrezione mangiò e bevette con loro, come un uomo di carne, quantunque spiritualmente fosse una cosa sola con il Padre. Insisto in questi insegnamenti, carissimi, pur sapendo che voi ne siete convinti. Voglio mettervi in guardia contro le belve in forma umana, che voi non solo dovete evitare di accogliere, ma anche di incontrare se fosse possibile. Solamente questo fate: pregate per loro, perché si ravvedano, quantunque sia diffìcile. Tuttavia anche ciò è possibile a Gesù Cristo, nostra vera vita. Se ciò che il Signore ha fatto è un’apparenza, anche queste catene sono un’apparenza. E allora, perché mi sono offerto alla morte di spada, di fuoco, di belve? Ma vicino alla spada, vicino a Dio; con le belve, con Dio: purché nel nome di Gesù Cristo. Per unirmi alla sua passione sopporto tutto, perché me ne dà la forza lui, che si è fatto uomo vero. Vi sono alcuni che non lo conoscono e lo rinnegano, o, meglio, essi sono stati rinnegati da Gesù: sono infatti difensori della morte e non della verità. Essi non si sono lasciati convincere né dai profeti né dalla legge di Mosè né, finora, dal vangelo e neppure da tutte le nostre sofferenze, perché anche di noi la pensano come di Cristo. Che importa a me se qualcuno mi loda, ma bestemmia il mio Signore, negando che egli è un vero uomo? Chi agisce così, lo rinnega pienamente e mostra di essere un vero beccamorti… Nessuno si lasci ingannare: anche gli esseri celesti, gli angeli gloriosi, i principi visibili e invisibili, se non credono nel sangue di Cristo, anch’essi sono condannati. Chi può comprendere, comprenda. Nessuno si inorgoglisca per il posto che occupa: ciò che conta sono solo la fede e l’amore, a cui nulla si può anteporre. Osservate come è contraria al pensiero di Dio la condotta di coloro che non credono nella grazia di Gesù Cristo, venuta in noi. Della carità, se ne infischiano: non si curano della vedova, dell’orfano, dell’oppresso, del prigioniero e del libero, né di chi ha fame o sete.
(dalla Lettera di Sant’Ignazio di Antiochia agli Smirnesi, in I Padri Apostolici, trad. di G. Corti, Roma 1966, 134-135)

MARTIRIO DI POLICARPO, VESCOVO DI SMIRNE
Mentre diceva queste e molte altre cose, Policarpo era pieno di coraggio e di serenità e il suo volto irradiava una tale grazia che non solo non avrebbe certo mai ceduto alle minacce, ma lo stesso proconsole ne restò turbato.Allora mandò in mezzo allo stadio un araldo ad annunciare tre volte: « Policarpo ha confessato di essere cristiano! ». Appena questi ebbe detto ciò, tutto il popolo di pagani e di giudei, abitanti in Smirne, con rabbia incontenibile e a grandi grida si mise a urlare: « È lui il maestro dell’Asia, il padre dei cristiani, il distruttore dei nostri dèi, che insegna a tutti a non adorarli e a non sacrificare! ». Gridando così, chiesero all’asiarca Filippo che lasciasse libero un leone contro Policarpo. Ma questi rispose che non ne aveva la facoltà, poiché i combattimenti delle fiere erano terminati. Allora tutti insieme si misero a gridare che Policarpo fosse bruciato vivo. Doveva così avverarsi la visione che aveva avuto durante la preghiera, quella del cuscino tutto in fiamme, per cui, volto ai suoi intimi, aveva profetizzato : « Devo essere arso vivo ». Tutto poi avvenne in meno di quanto si possa dire; e subito la folla corse a raccogliere legna e sarmenti dai bagni pubblici e dalle officine; soprattutto i Giudei, come al solito, si dettero da fare con accanimento. Preparata che fu la pira, Policarpo, sciolta la cintura e deposte le vesti, cominciò a slegarsi i calzari, cosa che prima non faceva mai, perché ogni fedele si affrettava a prestargli questo servizio, per aver l’opportunità di toccare il suo corpo. Poiché, anche prima del suo martirio, tutti lo veneravano per la sua santa vita. Subito, poi, gli furono posti intorno gli attrezzi del rogo. Ma, quando stavano per inchiodarlo, egli disse: « Lasciatemi così: colui che mi dà la forza di sopportare il fuoco, mi concederà anche, senza bisogno di chiodi, di restare immobile sul rogo ». Perciò non lo inchiodarono, ma si limitarono a legarlo. Avvinto con le mani dietro la schiena, come un agnello scelto da un grande gregge per essere sacrificato, olocausto accetto a Dio, alzando gli occhi al cielo disse: « Signore Dio onnipotente: Padre del tuo amato e benedetto servo Gesù Cristo, per mezzo del quale abbiamo avuto notizia di te; o Dio degli angeli e delle potestà e di tutte le creature e di tutti i giusti che vivono alla tua presenza: io ti benedico, perché mi hai fatto degno di questo giorno e di questa ora, per prendere parte, nel numero dei martiri, al calice del tuo Cristo per la resurrezione alla vita eterna, anima e corpo, nella incorruttibilità dello Spirito Santo. Possa io, oggi, essere accolto alla tua presenza, come sacrificio accetto e gradito, come hai predisposto e rivelato ed ora stai compiendo Tu, infallibile e verace Dio. Perciò ti lodo per tutte le cose, ti benedico e ti glorifico, per mezzo dell’eterno e celeste Sacerdote, Gesù Cristo tuo servo amato, per mezzo del quale a te, con lo Spirito Santo, è gloria, ora e nei secoli futuri. Amen ». Appena ebbe levato al cielo il suo Amen, e conclusa la preghiera, gli addetti al rogo lo accesero. Si levò allora una grande fiammata, e noi vedemmo un prodigio, quelli di noi almeno cui fu dato di vederlo, quelli, infine, che siamo sopravvissuti per raccontarlo agli altri. Accadde che la fiamma, piegandosi a forma di volta, come una vela gonfiata dal vento, circondò da ogni parte come una muraglia il corpo del martire. Policarpo stava in mezzo, non come carne che brucia, ma come pane che cuoce, o meglio come oro e argento nel crogiolo ardente. E noi sentimmo un profumo intenso, come di incenso o di altro aroma prezioso. Alla fine quegli uomini senza legge, vedendo che il corpo di Policarpo non poteva venir consumato dalle fiamme, diedero ordine al confector di avvicinarsi e di trafìggerlo con un pugnale. Eseguito l’ordine, uscì dalla ferita una colomba e ne sgorgò un tale fiotto di sangue che smorzò il fuoco; e la folla rimase stupita, notando la differenza tra la morte degli infedeli e quella degli eletti. Al numero di questi eletti appartiene certo l’ammirevole martire Policarpo, vescovo della Chiesa cattolica di Smirne, maestro, apostolo e profeta dei nostri tempi. Ogni parola uscita dalla sua bocca si è adempiuta e si adempirà…
(in Atti dei martiri, vol. I, a cura di C. Allegro, Roma 1974, 74-77)