Le origini di questa città pare rimontino al periodo hittita.
Una conferma proviene da una stele con la figura di un principe ittita rinvenuta nel luogo. Le rovine della città antica erano coperte da una collina artificiale (tell) ora allagata dalla grande diga di Atatürk. Nell’antichità essa godette di notevole importanza strategica per la sua collocazione sulla riva destra dell’Eufrate. Nell’antichità essa godette di notevole importanza strategica per la sua collocazione sulla riva destra dell’Eufrate e quale punto di passaggio di un’importante strada carovaniera che portava da oriente a occidente.
Il suo nome è da collegare a Samo che la eresse a capitale del suo regno di Commagene (150 a.C.) dopo che suo padre Tolomeo, governatore dei Seleucidi, si era ribellato contro costoro (162 a.C.). Fu il pronipote di quest’ultimo, Antioco I (I sec. a.C.) a erigersi una tomba monumentale sul Nemrut Dağı. In questo monumento —mescolanza di elementi artistici e religiosi greco-iranici—la statua del re divinizzato era posta su una terrazza circondata da enormi statue di dèi seduti.
Fu il pronipote di quest’ultimo, Antioco I a erigersi una tomba monumentale sul Nemrut Dağı. Nel 38 a.C. a causa dell’aiuto prestato ai Parti da Antioco I, Samosata subì l’assedio di Antonio. Cinquant’anni più tardi essa entrò a far parte della provincia romana di Siria (17 d.C.) e Vespasiano (69-79 d.C.) vi pose il quartier generale della legione XV Flavia. Conquistata dal re persiano Sapore I (256), dopo diverse vicissitudini legate alle guerre di frontiera tra Bizantini e Persiani, la città fu occupata dagli Arabi (637). Samosata diede i natali allo scrittore e filosofo Luciano che vi nacque attorno al 120 d.C.
Dopo aver intrapreso la carriera di conferenziere itinerante e di retore, intorno ai 40 anni si orientò verso la filosofia. Non fu scrittore né pensatore profondo, nondimeno risale a lui il genere del dialogo satirico. Samosata diede i natali allo scrittore e filosofo Luciano iniziatore del genere del dialogo satirico. Mordace e spregiudicato, seppe ironizza- re su quanto gli appariva frutto di convenzioni e di spirito acriti- co. Luciano morì dopo il 180 d.C. lasciandoci una ottantina di opere. Tra di esse Alessandro e Sulla morte di Peregrino, risultano particolarmente importanti perché costituiscono una delle poche testimonianze pagane sul cristianesimo del II secolo. Nella seconda opera, scritta a modo di epistola, viene attaccato Peregrino, un cinico che nel 165 in Grecia durante i giochi olimpici e dinanzi a una folla plaudente, salì volontariamente sul rogo per farsi bruciare vivo, divenendo poi oggetto di culto.AParium, nell’Ellesponto, dove Peregrino nacque, ebbe guai a causa di relazioni amorose.
Dalla testimonianza che Luciano ci offre di lui, veniamo a conoscere la piena disponibilità dei cristiani verso i fratelli in carcere o nel bisogno. Il successivo litigio con il padre e il sospetto di averlo strangolato lo costrinsero a fuggire. Si recò in Palestina dove entrò a contatto con il cristianesimo e, anzi, si convertì ad esso divenendo un prophetes e uno dei capi della comunità. Incarcerato per la fede abbracciata, si guadagnò largo credito tra i cristiani per il suo ostinato diniego ad abiurare. Pur persistendo in questo suo atteggiamento il governatore lo lasciò libero. Tornato in patria, per stornare da sé l’accusa di parricidio, donò alla città i suoi beni. È in questo tempo che i suoi rapporti con i cristiani si guastarono per motivi che ci sfuggono. In seguito Peregrino si orientò verso l’ascetismo cinico più esasperato. Dalla testimonianza che Luciano ci offre di lui, veniamo a conoscere la piena disponibilità dei cristiani verso i fratelli in carcere o nel bisogno [1]. Ci viene altresì confermata la loro fermezza di fronte alla tortura e alla morte, affrontate con piena fiducia.
A Samosata nacque Paolo, alto funzionario del regno di Palmira (260-270 d.C.) e nel contempo vescovo della Chiesa di Antiochia. Quantunque Luciano non ci informi su una presenza di cristiani nella sua città, possiamo ben supporla sia a motivo della vicinanza con Edessa, uno dei primi centri di irradiazione cristiana, ma anche per il fatto che nei primi decenni del III secolo a Samosata nacque Paolo, alto funzionario del regno di Palmira (260- 270 d.C.) e nel contempo vescovo della Chiesa di Antiochia.
Il suo comportamento, più consono a quello di un ambizioso governatore e segretario del tesoro (ducenarius) che a quello di vescovo, suscitò reazioni contrarie nella sua comunità [2]. Un primo sinodo tenutosi ad Antiochia (264) e un altro, di poco successivo, indetti per giudicare Paolo e costringerlo a recedere dal suo modo di fare, non ebbero effetto. Nel 268, ancora ad Antiochia, ebbe luogo un nuovo concilio nel quale Paolo, accusato anche di eresia dal presbitero Malchione, fu deposto. Dottrinalmente pare che egli propendesse per una forma di monarchianesimo adozionista, ovvero per la dottrina che riteneva il Logos, il Verbo, non già una persona bensì una mera facoltà operativa di Dio. Questa potenza divina avrebbe investito e innalzato Gesù il quale sarebbe comunque rimasto un semplice uomo. Nel 268, ancora ad Antiochia, ebbe luogo un nuovo concilio nel quale Paolo, accusato anche di eresia dal presbitero Malchione, fu deposto. È interessante osservare come i vescovi che condannarono Paolo fecero appello all’imperatore Aureliano (270-275) per far sloggiare il deposto vescovo dal palazzo episcopale che ormai occupava abusivamente. Ancora originario di Samosata fu il presbitero e teologo Luciano, martirizzato a Nicomedia il 7 gennaio del 312. AdAntiochia, dove egli viveva e insegnava, ebbe come discepoli Ario, molti sostenitori di costui e in particolare Eusebio di Nicomedia, tutti chiamati collucianisti a motivo del maestro. Pare che Luciano, in antagonismo al monarchianesimo di Paolo di Samosata, abbia insegnato un subordinazionismo radicale (= il Figlio inferiore al Padre), anticipatore di quello di Ario. Per questa ragione egli venne condannato ed espulso dalla comunità. Una sua formula di fede, scritta in seguito, ed espressione di un subordinazionismo moderato, pare sia valsa a farlo riammettere entro la Chiesa.[inset side=right] Emerge Eusebio che fu padre spirituale di Basilio il Grande.[/inset]
Nell’elenco dei vescovi che ressero la comunità di Samosata, il primo nome che conosciamo è quello di Peperio, presente a Nicea (325). Tra i suoi successori emerge Eusebio che fu padre spirituale di Basilio il Grande nel tempo in cui questi era sacerdote. Fu Eusebio a favorire l’elezione di Basilio a vescovo di Cesarea e a sostenerne la politica di unione nell’ortodossia nicena.Anche entro la sua Chiesa Eusebio promosse con vigore la restaurazione della fede nicena e proprio per questo fu assassinato da una fanatica donna ariana († 379-380). Le notizie sui vescovi di Samosata si spingono sino al X secolo, tempo in cui la città era rientrata, seppur brevemente, sotto il dominio bizantino.