Ai piedi dell’Olimpo asiatico, l’odierno Uludağ (mt 2543), sorge la città di Bursa, chiamata anticamente Prusa. Il suo nome risale a Prusia I, re di Bitinia (230-182 ca. a.C.) che pare l’abbia fondata intorno al 186 a.C. La presenza di fonti termali e la fertilità del terreno la resero un’apprezzata stazione climatica e un centro commerciale importante della Bitinia. Nell’antichità Prusa non ebbe mai un ruolo politico importante. A frenarne lo sviluppo in questa direzione concorse per certo la relativa vicinanza con potenti città quali Nicomedia, Nicea, Costantinopoli. Nondimeno la presenza di fonti termali e la fertilità del terreno la resero un’apprezzata stazione climatica e un centro commerciale importante della Bitinia.
Questa regione, costituita come provincia senatoria agli inizi dell’impero, fu visitata da Plinio il Giovane (109-113 d.C. ca.) inviatovi in qualità di legato propretore dall’imperatore Traiano (98-117 d.C.). Al tempo di Marco Aurelio (161-180) essa venne trasformata in provincia imperiale. In rapporto a Prusa riesce significativa la testimonianza di Plinio che attorno al 111 d.C. riferisce a Traiano di essere all’esame delle finanze pubbliche della città.
La tesi centrale del filosofo Dione risente della sua esperienza di esilio e di stenti ed è riconducibile al principio che sono le avversità a mettere in luce la vera tempra morale di un uomo « Quanto più faccio questo lavoro » scrive « e tanto più mi rendo conto della sua necessità » (Lettera 17a).Ancora da Prusa Plinio scrisse all’imperatore pregandolo d’inviargli un geometra in grado di sanare le finanze dell’erario mettendo in luce le malversazioni degli agenti statali (Lettera 17). La risposta non si fece attendere: era da escludere l’invio di un geometra che già diffi cilmente si trovava a Roma e nei paraggi per i lavori pur necessari. Plinio, però, poteva contare sulla piena fiducia di Traiano il quale non fece che ricordargli come « le finanze pubbliche devono essere la tua prima preoccupazione poiché non v’è alcun dubbio che vengano strapazzate » (Lettera 18). A favore di Prusa Plinio intervenne anche con un’altra lettera in cui domandava all’imperatore di costruire nuovi bagni necessari « per la bellezza della città e per lo splendore del tuo regno » (Lettera 23).
A questo riguardo Traiano s’espresse positivamente purché quest’opera non richiedesse nuove tasse o non restasse incompiuta per mancanza di fondi (Lettera 24). In ordine a una conoscenza maggiore di Prusa in questo tempo sono preziose alcune informazioni fornite dall’oratore. Il filosofo Dione Crisostomo che qui nacque intorno al 40 d.C., formatosi negli studi letterari, esordì come retore. Alla metà del secolo IV il nome di Prusa tornò alla ribalta quale luogo di domicilio coatto dell’usurpatore Vetranio. Recatosi a Roma fu poi esiliato a motivo dell’amicizia politicamente sospetta con Flavio Satino, sospettato di complottare contro l’imperatore Domiziano. Rientrato a Roma alla morte di costui (96 d.C.), Dione intrattenne buoni rapporti con Traiano alla cui presenza pronunziò alcuni suoi discorsi. La tesi centrale di questo filosofo stoico-cinico risente della sua esperienza di esilio e di stenti ed è ricon-ducibile al principio che sono le avversità a mettere in luce la vera tempra morale di un uomo. Di conseguenza è veramente infelice chi non è provato dalle sventure e vive al riparo da esse [1]. Alla metà del secolo IV il nome di Prusa tornò alla ribalta quale luogo di domicilio coatto dell’usurpatore Vetranio che, eletto imperatore dalle legioni dell’Illirico, tentò inutilmente di carpire l’impero a Costanzo. Il continuo sfruttamento terapeutico delle vicine sorgenti d’acqua calda assicurarono a Prusa, anche in epoca successiva, una notevole prosperità.
Ci è tramandato il nome di un martire, Patrizio, che, stando al martirologio di Sirle, fu immerso nelle acque termali in ebollizione. La non eccessiva lontananza da Costantinopoli fece di questa città termale un centro di cura e d’incontro per i membri dell’aristocrazia della capitale. Lo stesso imperatore Giustiniano e sua moglie Teodora vi soggiornarono contribuendo all’abbellimento architettonico della città. In rapporto alla storia del cristianesimo, non esistono per Prusa testimonianze dirette sino al concilio di Nicea. Eppure una presenza cristiana già nei primi anni del II secolo è ipotizzabile sulla base della Lettera che Plinio, legato della Bitinia e del Ponto, scrisse a Traiano, facendogli presente come « il contagio di questa superstizione (cristianesimo) ha invaso non solo le città, ma anche i villaggi e le campagne » (Lettera 96). Non va poi dimenticato come uno dei motivi che indussero Costantino a trasferire la capitale a Bisanzio, vale a dire, dinanzi alla Bitinia fu la fortissima presenza cristiana in questa regione. È lo stesso motivo che può aver indotto l’imperatore a eleggere Nicea quale sede del primo concilio ecumenico. Per il periodo precostantiniano ci è tramandato il nome di un martire di nome Patrizio che — stando al martirologio di Sirle (calendario- martirologio delle Chiese greco-orientali) —, fu immerso nelle acque termali in ebollizione. A Nicea fu il vescovo Esichio a rappresentare la comunità di Prusa. Nella successione episcopale compare, poi, il nome di Alessandro il cui martirio, rivestito di elementi leggendari, pare sia avvenuto sotto l’imperatore Giuliano.