Nel periodo ellenistico Pinara compare nell’elenco delle sei città facenti parte della confederazione licia (prima del 200 a.C.).
Nel periodo ellenistico Pinara compare nell’elenco delle sei città facenti parte della confederazione licia.
Nel consiglio e nell’assemblea federale, queste città erano rappresentate in proporzione alla loro importanza e grandezza e Pinara—stando alla notizia di Strabone (Geografia, XIV) — era una delle più grandi. Anche in epoca romana, con l’istituzione della provincia di Licia- Panfìlia (43 d.C.) Pinara non smarrì la sua importanza che si riflette ancor oggi nei resti, generalmente ben conservati, del teatro, di un odeon e della necropoli.
La prima testimonianza d’una comunità cristiana a Pinara ci è offerta dal nome del suo vescovo Eustazio che nel concilio di Seleucia d’Isauria (359) sottoscrisse con gli altri vescovi una formula di fede, imposta dall’imperatore filoariano Costanzo. Due secoli più tardi a guida della Chiesa di Pinara compare il vescovo Nicola, già abate del monastero di Sion nei pressi di Mira. Due secoli più tardi a guida della Chiesa di Pinara compare il vescovo Nicola, già abate del monastero di Sion nei pressi di Mira (†564). Fu senz’altro un personaggio di rilievo, dotato di potere taumaturgico, come si ricava dalla sua biografìa.
Per ragioni di omonimia e per il fatto di provenire dalla Chiesa di Mira (monastero di Sion), egli fu confuso con il vescovo san Nicola di Mira e poi di Bari, al quale furono ascritti episodi e miracoli tratti dalla vita di Nicola di Pinara.