La città ebbe prima dell’era cristiana un glorioso passato, soprattutto durante il regno degli Attalidi (282-133 a.C.) la cui accorta politica portò Pergamo a un invidiabile benessere economico e ne fece un prestigioso centro culturale. Gli edifici pubblici collocati a terrazze sulle pendici di un monte culminavano nell’Acropoli, arricchita da fortificazioni e da templi.
Plinio il Vecchio attribuisce al re Eumene II la scoperta della cosiddetta pergamena quale materiale scrittorio. Plinio il Vecchio (Nat. hist., XIII, 11) attribuisce al re Eumene II la scoperta della cosiddetta pergamena quale materiale scrittorio. È, in effetti, risaputo che la famosa biblioteca situata nell’Acropoli era seconda soltanto a quella diAlessandria.
Al tempo di Nerone e di Vespasiano la città divenne il centro provinciale del culto imperiale. Templi vennero eretti a Traiano, alla dea Faustina, moglie di Marco Aurelio, ad Adriano e anche all’imperatore Caracalla che nel 214 soggiornò a Pergamo per cure mediche [1]. Assai noto era il tempio di Atena Polias, protettrice della città, ma ancor più rinomato era il tempio eretto in onore di Zeus Sotèr (Giove Salvatore), il cui altare costituiva un rettangolo di 36, 44 x 34, 20 mt, con un’altezza di 12 mt. L’impressione che suscitava rende ragione del perché quest’opera fu annoverata tra le meraviglie del mondo antico.
Il tempio eretto in onore di Zeus Sotèr, il cui altare costituiva un rettangolo, fu annoverata tra le meraviglie del mondo. Nella piana della città era sito il tempio e un vasto complesso in onore di Asclepio. Questo centro cultuale-terapeutico attirava gente da tutto l’impero e costituiva una delle fonti primarie del benessere economico di Pergamo. La presenza di questo e di numerosi altri templi sparsi per la città giustifica il convincimento che Pergamo costituisse una città di vive tradizioni religiose. Il cristianesimo giunse a Pergamo forse per lo zelo spontaneo di cittadini convertiti, in occasione di loro viaggi e soggiorni a Efeso, dell’apostolo Giovanni o dei suoi discepoli. Ciò sembra confermato dal silenzio su eventuali rapporti di Paolo con questa Chiesa e, viceversa, dalla lettera dell’Apocalisse a essa indirizzata.
«All’angelo della Chiesa di Pergamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli: So che abiti dove satana ha i1 suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cuiAntipa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.« All’angelo della Chiesa di Pergamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli: so che abiti dove satana ha il suo trono. Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione. Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaiti. Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve » (Ap 2,12-17).
L’autore dimostra di conoscere assai bene la storia e la situazione culturale della città. La comunità « abita dove satana ha il suo trono », nella città che è dimora di satana (v. 13); perciò essa si trovò necessariamente impegnata in un deciso confronto con il locale culto imperiale. La comunità si trovò impegnata in un deciso confronto con il locale culto imperiale. Dallo scritto risulta che la Chiesa rimase saldamente attaccata al nome di Cristo, il Kyrios, e non volle riconoscere questo titolo all’imperatore, cosa che la portò presto all’esperienza del martirio. Il caso citato diAntipa, che fu il primo martire d’Asia da noi conosciuto, forse fu solo il più illustre, ed è portato ormai come modello di comportamento cristiano in quel difficile ambiente socio-culturale. L’autore incoraggia i fedeli a continuare in questa condotta. Perciò al potere imperiale, che esercitava lo ius gladii, oppone la spada a doppio taglio di Cristo (v. 12), l’unico potere, che il cristiano deve servire.
La persecuzione anticristiana portò all’arresto e alla condanna di Carpo e Papilo che vennero martirizzati nell’anfiteatro. Tuttavia viene lamentata all’interno della comunità, la presenza attiva dei Nicolaiti sostenitori di una concezione libertina della vita (vv. 14-15). Non pare però che essi avessero presso i fedeli un tale ascolto da destare serie preoccupazioni, perché la minaccia che vien fatta, è rivolta esclusivamente contro costoro (v. 16). Comunque la Chiesa è invitata a fare ogni sforzo per estirpare dal proprio seno questo pericolo mortale (v. 16). Secondo una tradizione testimoniataci dalle Costituzioni Apostoliche (VII,46), l’apostolo Giovanni avrebbe costituito vescovo di Pergamo quel Caio a cui indirizzò la sua 3ªLettera. A parte questa sporadica informazione, non abbiamo molte notizie intorno alla Chiesa di Pergamo alla fine del I secolo e agli inizi del II.
Sappiamo invece che la comunità cristiana ebbe ad affrontare momenti difficili sotto l’imperatore Marco Aurelio (161- 180). La persecuzione anticristiana allora in atto, portò all’arresto e alla condanna di Carpo e Papilo che vennero martirizzati nell’anfiteatro. Dagli Atti del martirio in nostro possesso si desume che Papilo, originario di Tiatira, era un missionario itinerante, mentre Carpo apparteneva al ceto colto della città [2]. Tra i martiri nativi di Pergamo va considerato ancheAttalo presentato negli Atti del martirio di Potino e degli altri cristiani di Lione, come oriundo di Pergamo (Atti, V). Essendo cittadino romano Attalo non seguì subito la sorte dei suoi compagni. Fu soltanto in seguito che egli, assieme adAlessandro, un medico originario della Frigia, venne sottoposto alla tortura nell’anfiteatro e successivamente decapitato. In questi anni a Pergamo fiorì una scuola
A Pergamo fiorì una scuola medica che trovò nel medico Galeno, originario della città il suo massimo esponente. medica che trovò nel medico Galeno, originario della città (129?-199 d.C.) il suo massimo esponente. Galeno, superando i limiti delle specializzazioni vigenti nella sua epoca, cercò d’abbracciare l’intero campo della medicina. Nel suo eclettismo egli gettò le basi per la moderna concezione di una scientia aeterna che raccoglie il consenso di tutti. A noi egli interessa per la testimonianza offerta sui cristiani ai quali contesta una fede cieca e indimostrabile [3]. Non v’è certo da meravigliarsi che in un centro di forti tradizioni culturali e religiose quale Pergamo il cristianesimo abbia trovato sempre forti difficoltà anche nel periodo postpersecutorio. Sappiamo che qui fu fondata da Edesio, discepolo di Giamblico, una scuola filosofica alla quale appartenne anche l’imperatore Giuliano l’Apostata che con la sua ascesa alla guida dell’impero (360), fece di questo centro culturale pagano un punto di forza contro la religione cristiana.
Occorre ricordare che proprio in Pergamo il paganesimo non cessò mai di esistere del tutto Nell’elenco dei vescovi di Pergamo che conosciamo, va ricordato Eusebio che comparve al sinodo di Sardica del 343 nel quale si giunse alla prima grande rottura tra l’Occidente filoniceno e l’Oriente in prevalenza antiniceno. Nel VI secolo la comunità cristiana di Pergamo appare coinvolta nella disputa monofisita e anzi, nel 542, uno dei suoi vescovi, Giovanni, aderì al monofisismo. Accanto alle dispute intraecclesiali che coinvolsero questa Chiesa, occorre ricordare che proprio in Pergamo il paganesimo non cessò mai di esistere del tutto. Ce ne offre una significativa testimonianza il famoso retore pagano Pamprepio che esiliato da Costantinopoli nel 477, trovò riparo—e non senza ragione—proprio qui.