Mira fu un’importante città della Licia, situata presso il fiume Andraco a circa 4 km dalla costa mediterranea, ove sorge l’attuale Demre. Mira fu un’importante città della Licia. Sotto l’impero romano fu fatta capitale della provincia omonima.
L’importanza del suo porto ci è attestata da Atti 27,2-6, ove si narra l’inizio del viaggio di Paolo prigioniero da Cesarea a Roma. Egli fu imbarcato a Cesarea su una nave appartenente
a una compagnia del porto di Adramitto, città portuale della Misia, che faceva vela verso i porti della provincia d’Asia (At 27,2). Sotto l’impero romano fu fatta capitale della provincia omonima. Giunti nel porto di Mira, i passeggeri diretti a Roma furono fatti trasbordare su una nave mercantile alessandrina, che trasportava grano ed era in partenza per l’Italia.
Dal Nuovo Testamento non risulta che qui fosse sorta una comunità cristiana. Più tardi gli apocrifi Atti di Paolo e Tecla parlano in modo leggendario della predicazione di Paolo a Mira. Assieme a Telmesso, Xante, Olimpo, Faselide e Patara, anche Mira figura tra le principali città della Licia. Gli apocrifi Atti di Paolo e Tecla parlano in modo leggendario della predicazione di Paolo a Mira. Annessa all’impero romano sotto Claudio (43 d.C.), questa regione mantenne anche in seguito il carattere di confederazione di città con autonomia limitata. Eppure non cessò il diritto di battere moneta federale avente l’immagine della lira, figura rappresentativa di Apollo, prima divinità dei Lici.
Alla base dell’unità di costoro va ravvisato certo il fatto di possedere una lingua propria che risulta sui generis ma che possiede caratteristiche indoeuropee. Lingua e scrittura licia rimasero in uso sino al IV secolo d.C., ma furono progressivamente soppiantate dal greco. La tradizione vuole che sia stato Tito, discepolo dell’Apostolo, a porre a capo della comunità un certo Nicandro che venne martirizzato assieme al presbitero Ermanio. Il personaggio più noto della comunità cristiana di Mira è senza dubbio il vescovo Nicola. Ugual sorte toccò, sotto Decio (249-251), a Dioscoride, presumibilmente vescovo di Mira, messo a morte assieme a un pastore di nome Temistocle che lo aveva nascosto.
In data indeterminata fu martirizzato anche il missionario Crescente. Pure del martire Leone di Mira non conosciamo che il nome. Il personaggio più noto della comunità cristiana di Mira è senza dubbio il vescovo Nicola.
Storicamente la sua figura è appena percepibile, dal momento che le biografie fondono due santi aventi lo stesso nome: il vescovo di Mira e l’abate del convento di Sion, non distante dalla città. Nell’anno 1087 alcuni mercanti italiani presero le reliquie di Nicola e le portarono a Bari. Del primo è possibile dire che fu vescovo sotto l’imperatore Costantino. Pare sia riuscito a sgravare la città da tasse ingiuste e l’abbia salvata in tempo di carestia. Il suo zelo antipagano trovò espressione nell’abbattimento di diversi santuari dedicati agli dèi. Sembra, poi, che a Nicea abbia schiaffeggiatoArio, eppure la sua partecipazione al concilio di Nicea (325) è in discussione. Gli altri tratti di Nicola di Mira e in particolare i numerosi miracoli che lo hanno reso un famoso santo protettore, sono ascrivibili in realtà all’abate Nicola del convento di Sion e in seguito vescovo di Pinara, in Licia, vissuto al tempo di Giustiniano. L’omonimia, dunque, ha prodotto questa confusione tra i due personaggi citati. La particolare venerazione dell’imperatrice Teofane, moglie di Ottone I, per Nicola, valsero a diffondere in Europa il suo culto.
Il martyrion di Dioscoride e di Crescente, come pure la chiesa episcopale dedicata alla Santa Irene (= Santa Pace) e le altre chiese della città, fino a oggi non sono venute alla luce. Nell’anno 1087 alcuni mercanti italiani presero le reliquie di Nicola e le portarono a Bari. Questa traslazione come anche la particolare venerazione dell’imperatrice Teofane, moglie di Ottone I, per Nicola, valsero a diffondere in Europa il suo culto. Se il sarcofago, sito nella chiesa di Mira e considerato quello di Nicola sia autentico, rimane in dubbio. D
a esso emanava, come ancor oggi in Bari, del myron.
Verso la fine del IV secolo pare che a guida della Chiesa di Mira sia stato un vescovo ariano.Eppure nel concilio di Costantinopoli del 381 a capo di questa comunità figura un certo Taziano che Basilio il Grande in una sua lettera ad Anfilochio d’Iconio aveva qualificato come un presbitero ortodosso. Gli Arabi, provenienti dalla costa, dal VII secolo in poi, portarono allo spopolamento e alla decadenza della città. Al concilio di Calcedonia (451), l’arcivescovo di Mira, Romano, si dichiarò d’accordo sulla subordinazione della provincia di Licia al patriarcato di Costantinopoli.
Successivamente – a parte altri nomi di vescovi – le informazioni su Mira si diradano fino a cessare Le continue scorrerie di Arabi provenienti dalla costa, dal VII secolo in poi, portarono allo spopolamento e alla decadenza della città.