Città di origine greca, venne quasi certamente fondata da coloni megaresi i quali si acquisirono così l’accesso sul mar Nero. Non è comunque da escludere che alla fondazione della città abbiano concorso anche gruppi del Peloponneso e della Grecia centrale.
Città di origine greca, venne quasi certamente fondata da coloni megaresi i quali si acquisirono così l’accesso sul mar Nero. Dagli
scavi finora compiuti non è venuto alla luce nessun materiale anteriore alla fine del VII secolo e ciò concorda con la notizia di Erodoto che colloca la fondazione di Bisanzio nel 668 a.C. Eccetto il breve periodo della rivolta ionica, la città rimase dominio dei Persiani sino al 478. Passata in mano agli Ateniesi, nel 340-339 fu assediata da Filippo il Macedone. Secondo la leggenda in questa circostanza la dea Ecate, che aveva come simbolo la stella e la mezzaluna, soccorse gli assediati. Tale simbolo, ripreso nelle monete antiche della città, passò in seguito all’Islam. Nel III secolo a.C. Bisanzio fu provata duramente da invasioni di Celti. Postasi dalla parte di Roma nelle guerre contro Antioco e Mitridate (III-II sec. a.C.), essa ottenne in seguito la tutela dei Romani.
Erodoto che colloca la fondazione di Bisanzio nel 668 a.C. Eppure negli anni dal 193 al 195 d.C., avendo sostenuto Pescennio Nigro Giusto nell’affermare la sua supremazia sull’Oriente in lotta con Settimio Severo, venne da questi cinta d’assedio e, caduta, perdette i privilegi e i diritti di città. Reintegrata e abbellita dallo stesso Settimio, la città ospitò nel 324 Licinio che fuggiva dinanzi a Costantino. Raggiunto da quest’ultimo, fu da lui sconfitto proprio nei pressi di Bisanzio (324). Fu per commemorare la vittoria di Dio e per sua ispirazione — come dichiara Sozomeno (H.E., II, 3) — che Costantino stabilì di edificare sul luogo della vecchia Bisanzio una città che doveva portare il suo nome: Costantinopoli. A questa scelta concorse la stessa precarietà in cui l’Europa occidentale versava per le sempre più frequenti invasioni dei popoli germanici.
Fu per commemorare la vittoria di Dio e per sua ispirazione che Costantino stabilì di edificare sul luogo della vecchia Bisanzio una città che doveva portare il suo nome: Costantinopoli In sei anni, dal 324 al 330 , la città subì ampliamenti e abbellimenti. Venne amplificata la cinta delle mura; si intraprese la costruzione del circo e dell’ippodromo e di diverse chiese tra le quali primeggiano Santa Sofia, Sant’Irene e la basilica dei Santi Apostoli in cui trovò sepoltura lo stesso Costantino. L’11 maggio del 330 ebbe luogo l’inaugurazione della nuova capitale dell’impero che fin dall’inizio portò il nome di nuova Roma.Anzi, presso la popolazione greca Costantinopoli come già Roma, fu qualificata semplicemente come l’Urbe (he Pòlis). È proprio dall’espressione comune eis ten pòlin (ad Urbem) che è derivato il nome odierno di Istanbul. L’impegno di Costantino fu di avvicinare il più possibile la nuova città alla grandezza e allo splendore di Roma. Per la stessa ragione nel 340 Costanzo II istituì a Costantinopoli un Senato (bouleterio) e modellò l’amministrazione della città sul preesistente esempio di Roma. Come questa, Costantinopoli venne suddivisa in 14 regioni.
L’impegno di Costantino fu di avvicinare il più possibile la nuova città alla grandezza e allo splendore di Roma. L’attenzione particolare di Costantino e dei suoi successori nei confronti della nuova Roma è ancor oggi visibile in quel che rimane di quel periodo: l’ippodromo con i suoi due obelischi, la colonna bruciata di Costantino, le mura teodosiane (408-450) con le numerose torri, l’acquedotto di Valente (364-378) le Chiese giustinianee di Santa Sofia (Santa Sapienza), di Santa Irene (Santa Pace), dei Santi Sergio e Bacco, diverse enormi cisterne e il palazzo di Giustiniano sul mar di Marmara. Stando alla Notitia della città risalente al periodo di Teodosio II (408-450), apprendiamo che esistevano nella città 20 o 21 forni pubblici mentre 120 erano quelli privati.
Vi erano 9 terme pubbliche e 153 private, 4.388 case non contando i palazzi d’appartamenti. Si può perciò ipotizzare una po- polazione aggirantesi tra i 300.000 e i 400.000 abitanti. Si può perciò ipotizzare una popolazione aggirantesi tra i 300.000 e i 400.000 abitanti. Un tale vistoso agglomerato rende parzialmente ragione dei problemi di ordine politico ed economico emersi a Costantinopoli. Come accade anche oggi, attraverso i partiti, si erano create quattro fazioni del circo. I gruppi più importanti erano quelli dei verdi e degli azzurri spesso in contesa tra di loro ma anche all’origine di rivolte politiche. Occorre ricordare che a partire dal 425 a Costantinopoli fu eretta una università. Gli inizi della vita cristiana in Bisanzio non si possono fissare storicamente.Il fatto che l’apostolo Andrea vi abbia fondato la Chiesa e vi abbia posto a capo Stachys va ritenuta una leggenda costruita per conferire a questa sede l’autorità di cui necessitava per confrontarsi con Roma.
Il fatto che l’apostolo Andrea vi abbia fondato la Chiesa va ritenuta una leggenda costruita per conferire a questa sede l’autorità di cui necessitava per confrontarsi con Roma. Risulta invece certo che verso la metà del II secolo la comunità cristiana di Bisanzio era sottoposta al vescovo di Eraclea in Tracia. Originario della Chiesa di Bisanzio fu Teodoto il cuoiaio che verso la fine del II secolo si fece promotore dell’adozionismo a Roma, affermando la sola umanità di Cristo. La comunità di Bisanzio non mancò di offrire testimoni della causa cristiana nella persona dei martiri Mocio (cfr. Sozomeno, H.E., VIII,17) e Acacio (cfr. Socrate, H.E., VI,23), entrambi onorati con una chiesa. A partire dal IV secolo a Costantinopoli furono traslate numerosissime reliquie: basti pensare a quelle di Giovanni Battista, di Andrea, Luca, Timoteo. L’idea soggiacente a questa traslazione era ad un tempo politica e religiosa: in rivalità con Roma, sede di molti martiri, si trattava di far conferire a Costantinopoli quella grazia che la presenza di reliquie garantiva e che detta città non possedeva dall’origine. Sulle vicissitudini di questa Chiesa siamo ben informati soprattutto a partire dalla sua erezione a capitale dell’impero. A partire dal IV secolo a Costantinopoli furono traslate numerosissime reliquie: basti pensare a quelle di Giovanni Battista, di Andrea, Luca, Timoteo.
Non possiamo diffonderci troppo a lungo su tutta la sua storia e su persone ed eventi che la costruirono. Bastino soltanto alcuni richiami. In rapporto alle persone sappiamo che la comunità cristiana di Bisanzio fu retta dal 306 al 314 da Metrofane cui successe Alessandro. Nel 330 questi prese il titolo di vescovo di Costantinopoli. Pur non avendo preso parte al concilio di Nicea egli figura tra gli oppositori diArio al punto che nel 335—nonostante il volere di Costantino— recusò di ammetterlo alla comunione ecclesiale. Nel 337 a capo della Chiesa costantinopolitana compare il filoariano Eusebio di Nicomedia che ne divenne vescovo favorito da un conflitto tra i due candidati locali. Poco prima di morire (341-342) a Costantinopoli consacrò vescovo Ulfila, l’apostolo ariano dei Goti e il traduttore in gotico della Sacra Scrittura. Il temporaneo sopravvento dall’arianesimo portò alla creazione nella città di due vescovi: quello cattolico e quello ariano. Sotto l’imperatore Valente (364-378) i niceni vennero però cacciati dalla città e le loro chiese espropriate. Stessa sorte subirono le Chiese dei novaziani aventi un loro vescovo (cfr. Socrate, H.E., IV, 9). Con la morte di Valente (378) il gruppo cattolico si riunì attorno al ben noto Gregorio Nazianzeno che resse la comunità cattolica di Costantinopoli dal 379 al 381. Il temporaneo sopravvento dall’arianesimo portò alla creazione nella città di due vescovi: quello cattolico e quello ariano. L’esiguità del gruppo cattolico allora presente in città è desumibile dal ristretto luogo dei loro incontri: un oratorio cui in seguito gli imperatori aggiunsero una grande basilica chiamata Anastasis (cfr. Socrate, H.E., V,7). A Gregorio di Nazianzo che durante il concilio di Costantinopoli (381) rassegnò le dimissioni da vescovo della città, l’imperatore Teodosio I elesse quale successore il senatore Nettario. La scelta ottenne il consenso dei Padri conciliari, nonostante Nettario fosse ancora catecumeno. Alla sua morte fu chiamato a succedergli Giovanni Crisostomo che per il suo comportamento severo e intransigente si attirò le antipatie dell’imperatrice Eudossia (la nuova Erodiade), della corte, dei Goti ariani che avevano una comunità e una chiesa (cfr. Socrate, H.E., VI,6), e di parte del clero che gli era avverso. Inviato in esilio in Asia Minore nel 404, Giovanni morì nel 407 a Cucuso, nel Ponto.
Tra i patriarchi di spicco della Chiesa costantinopolitana meritano di essere menzionati Nestorio e anche Flaviano che si trovò a fronteggiare il monofisismo predicato in città dal monaco Eutiche. Al sinodo di Efeso (Latrocinio efesino) tenutosi per sancire la colpevolezza di quest’ultimo (449), Flaviano fu posto in minoranza e deposto da Dioscoro, patriarca di Alessandria e sostenitore di Eutiche. Nell’aula conciliare seguì allora un tumulto violento. Flaviano, duramente percosso, morì tre giorni dopo a seguito delle battiture ricevute. Alla morte di Netterio fu chiamato a succedergli Giovanni Crisostomo che per il suo comportamento severo e intransigente si attirò le antipatie dell’imperatrice Eudossia.
A parte i patriarchi di Costantinopoli, occorre ricordare che la co- munità cristiana ivi residente, annoverò membri di rilievo. Basti pensare agli storici del cristianesimo quali l’ariano Filostorgio (368 ca. — dopo il 425), Socrate (380 ca. — 450 ca.), Sozomeno (fine IV sec. – V sec.: date sconosciute), Fozio (820-891), che fu anche patriarca. Va altresì menzionato il più celebre degli innografi bizantini: Romano il Melode (fine V sec. – dopo il 555), nato a Emesa in Siria ma residente a Costantinopoli. Definito il Pindaro cristiano, nelle sue liriche aventi per oggetto episodi e personaggi dell’Antico e Nuovo Testamento e della Chiesa, raggiunse momenti di alto lirismo e di intensa partecipazione. Non va dimenticato poi il palestinese Massimo il Confessore (579/580-662) vissuto per qualche tempo a Costantinopoli Difensore delle due volontà e delle due attività in Cristo, si scontrò con il monoergismo e il monotelismo, allora professati dai patriarchi Sergio, Pirro e dall’imperatore. Sottoposto per questa ragione a processo, fu condannato alla mutilazione della lingua e della mano destra, le parti del corpo con cui si era opposto all’editto imperiale a favore del monotelismo. . Va altresì menzionato il più celebre degli innografi bizantini: Romano il Melode, nato a Emesa in Siria ma residente a Costantinopoli Difensore della piena natura umana di Cristo, Massimo ebbe il merito di approfondire la terminologia cristologica, portando luce sulle precedenti speculazioni patristiche.
Per la storia del cristianesimo a Costantinopoli è di grande rilievo anche la figura dell’imperatore Giustiniano (482-565). Mosso dall’intento di restaurare l’antico impero romano a conduzione centripeta, accentuò su di sé anche le funzioni di guida della Chiesa [1] e, in quanto tale, inasprì drasticamente le leggi contro pagani, Ebrei ed eretici [2], cercando altresì di comporre il dissidio tra monofisiti e calcedonesi. Nel suo processo di restaurazione, Giustiniano represse nel sangue la ribellione di Nika (532), scoppiata nel circo di Costantinopoli e mirante a opporgli un avversario. Risale a questo tempo la Chiesa di Santa Sofia (532-537), incendiata durante questa rivolta e ricostruita dall’imperatore con lo splendore ancor oggi attestato.
Non va dimenticata l’opera legislativa di Giustiniano, espressa nel Corpus iuris civilis, o codice giustinianeo (534). Per la storia del cristianesimo a Costantinopoli è di grande rilievo anche la figura dell’imperatore Giustiniano che accentuò su di sé anche le funzioni di guida della Chiesa. A lui è pure da ascrivere un ambizioso programma edilizio sviluppato in tutto il territorio dell’impero ed espresso nella costruzione di chiese e di fortezze e nel restauro di opere pubbliche e acquedotti. Della vistosa attività architettonica realizzata sotto Giustiniano ancor oggi si riscontrano ovunque resti significativi. Aquesto punto è doveroso ricordare i diversi passi che portarono la Chiesa di Bisanzio a essere una delle sedi più importanti dell’Oriente. Divenuta capitale dell’impero, Costantinopoli ottenne un’importanza primaria riconosciutale già nel canone terzo del I concilio di Costantinopoli del 381, con le parole che seguono: « Il
vescovo di Costantinopoli avrà il primato d’onore dopo il vescovo di Roma perché tale città è la nuova Roma ». Questo canone non fu ben accolto da papa Damaso I. Eppure nel concilio di Calcedonia del 451 esso venne riconfermato senza però trovare conferma da parte del papa Leone Magno. Nel canone 28 di Calcedonia si afferma che « i padri concessero privilegi alla sede dell’antica Roma perché la città era città imperiale. Per lo stesso motivo i 150 vescovi diletti da Dio (e presenti al concilio Costantinopolitano I) concessero alla sede della santissima nuova Roma, Non va dimenticata l’opera legislativa di Giustiniano, espressa nel Corpus iuris civilis, o codice giustinianeo. A lui è pure da ascrivere un ambizioso programma edilizio sviluppato in tutto il territorio dell’impero onorata di avere l’imperatore ed il senato e che gode di privilegi uguali a quelli dell’antica città imperiale di Roma, uguali privilegi anche nel campo ecclesiastico e che fosse seconda dopo di quella ».
Nel concilio di Costantinopoli del 692, l’ascesa di questa città venne ratificata nel canone 36 — non accettato da papa Sergio —in base al quale nell’ordine d’importanza stava Roma seguita da Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.Non poteva essere che così se si considera che a Costantinopoli risiedeva l’imperatore il quale, secondo la concezione cesaropapistica allora vigente, cercò sempre d’imprimere le sue convinzioni sia in rapporto alla Chiesa locale che all’intero orbe cristiano.Organi d’influenza del potere imperiale furono senz’altro anche i co
ncili svoltisi a Costantinopoli. Ricordiamo brevemente i più importanti: il concilio di Costantinopoli convocato nel 381 dall’imperatore Teodosio I per i vescovi dell’impero orientale. A questo sinodo convennero Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Cirillo di Gerusalemme, Diodoro di Tarso e altri vescovi di rilievo.Contro il gruppo dei macedoniani richiamantesi al patriarca di Costantinopoli Macedonio (341/2-360) che aveva negato la divinità dello Spirito Santo, questi vescovi la riaffermarono. II vescovo di Costantinopoli avrà il primato d’onore dopo il vescovo di Roma perché tale città è la nuova Roma.
Questo concilio non era ecumenico, eppure fu riconosciuto tale in seguito alla risonanza che successivamente riscosse. In esso si stabilì d’introdurre nel Simbolo una formula preesistente riguardante lo Spirito Santo. Alla menzione nicena: « (Credo) nello Spirito Santo », si aggiunse cioè: « che è Signore, vivificante, procedente dal Padre e con il Padre e il Figlio è congiuntamente adorato e glorificato ed ha parlato per mezzo dei profeti » [3]. Nel 553 l’imperatore Giustiniano richiese la convocazione del V concilio ecumenico, noto come Costantinopolitano II.Apertosi in una sala attigua alla basilica di Santa Sofia, questo sinodo, composto da 150 vescovi, venne chiamato a prendere posizione contro l’origenismo e contro i capi ormai morti della scuola teologica antiochena accusata di aver prodotto l’eresia di N
estorio. Il concilio di Costantinopoli fu convocato nel 381 dall’imperatore Teodosio I per i vescovi dell’impero orientale. I cosiddetti Tre capitoli da condannare erano: 1) Teodoro di Mopsuestia, persona e scritti; 2) gli scritti di Teodoreto di Cirro contro Cirillo; 3) la lettera di Iba di Edessa al vescovo Mario di Seleucia in difesa di Teodoro di Mopsuestia
L’intento di questa condanna, secondo l’imperatore Giustiniano, doveva avvicinare i monofisiti alla Chiesa imperiale. Il papa Vigilio, fatto venire a Costantinopoli, cercò di non prender parte ai lavori del concilio.. Infatti tanto lui che altri vescovi vedevano nella condanna dei Tre capitoli una violazione del IV concilio ecumenico, quello di Calcedonia.Non riuscendo a reggere alle pressioni imperiali, papa Vigilio si piegò alla fine alla volontà di Giustiniano e approvò la condanna dei Tre capitoli (554) e la condanna di Origene e dell’origenismo.
Oltre cento anni più tardi (680-681) ancora a Costantinopoli si svolse un altro concilio, il VI ecumenico. Nel 553 l’imperatore Giustiniano richiese la convocazione del V concilio ecumenico, noto come Costantinopolitano II. Chiamato Trullano dalla sala a cupola (trullos) del palazzo imperiale in cui si tennero le sedute; esso fu indetto dall’imperatore Costantino IV per risolvere e condannare—come del resto avvenne—il monotelismo e il monoergismo, affermando invece l’esistenza in Cristo di due volontà e di due energie inseparabili Da ricordare è pure il concilio definitosi VII ecumenico e convocato dall’imperatore iconoclasta Costantino V nel 754. A questo sinodo intervennero 338 vescovi mentre rimasero assenti i delegati romani..
Il concilio condannò il culto delle immagini, ma vietò ogni profanazione e distruzione degli edifici sacri e non accolse il suggerimento dell’imperatore di negare ogni validità all’intercessione
dei santi e della Vergine. Oltre cento anni più tardi ancora a Costantinopoli si svolse un altro concilio: il VI concilio ecumenico. Trent’anni più tardi (786) un altro concilio voluto dall’imperatrice Irene e dal patriarca Tarasio cercò di ristabilire il culto delle immagini, ma un’irruzione di soldati iconoclasti nella sala delle riunioni ne rese impossibile il proseguimento.
Questi pochi dati raccolti dalla storia della Chiesa mettono in luce il significato centrale via via assunto da Costantinopoli. Ciò si spiega tenendo conto che ancora nel 733 la Chiesa di Costantinopoli estendeva la sua giurisdizione fino alla Sicilia, al Sud Italia, in tutti i domini bizantini e sino ai confini della Cilicia e dell’Iberia.
Anche negli anni in cui i crociati latini conquistarono Costantinopoli e fondarono il patriarcato ecumenico di Nicea e persino dopo che la città cadde nel 1453 sotto i Turchi, questa Chiesa non perse la sua missione panortodossa. Il concilio condannò il culto delle immagini, ma vietò ogni profanazione e distruzione degli edifici sacri