Il nome originario della città era Kastabalay e in essa era venerata la dea madre anatolica Kubaba (poi Kibele), successivamente assimilata ad Artemide onorata con il titolo di Perasia.
Il nome originario della città era Kastabalay e in essa era venerata la dea madre anatolica Kubaba (poi Kibele). L’aggiunta di Gerapoli (= città sacra) attribuitale sembra da Antioco Epifane, è riconducibile all’importanza che il culto della dea ottenne. Sappiamo che esso era gestito da sacerdotesse e aveva carattere iniziatico e misterico. Strabone ricorda che gli invasati camminavano su carboni ardenti. Dopo la dominazione seleucide della Cilicia, nel I secolo a.C. Castabala divenne per qualche decennio capitale di un piccolo regno con a capo Tarcondimoto, alleato dei romani . Vespasiano nel 72 d.C. l’annesse alla provincia di Cillicia. Nel 260 subì la distruzione per opera del re sassanide Shapur. La storia cristiana della città ci è nota a partire dal IV secolo, quando il vescovo della città Mosè partecipò al concilio di Nicea (325). Altro nome di spicco tra i vescovi del luogo è quello di Teofilo che lo storico Socrate ricorda tra i vescovi della delegazione che il partito degli omeusiani, ossia di quanti, anziché parlare del Figlio come consustanziale al Padre (homousios), preferivano affermare che gli era simile nella sostanza (homoiusios), inviò a Roma al papa Liberio alla ricerca di un accordo.
Sappiamo che il culto era gestito da sacerdotesse e aveva carattere iniziatico e misterico Questi era stato ordinato vescovo di Eleuteropoli dai vescovi palestinesi e si era impegnato sotto giuramento di non assumere, senza il loro consenso, alcun altro vescovato. Di fatto però aveva accettato d’essere trasferito a Castabala dal vescovo Silvano di Tarso. Il partito ariano si fece forte di ciò, in un sinodo di Costantinopoli del 360 per chiederne la deposizione, ma non riuscirono ad imporsi. Questo Teofilo intrattenne anche relazioni d’amicizia con Basilio di Cesarea, come lascia capire la corrispondenza intercorsa tra i due.
In quanto sede episcopale suffraganea di Anazarbo e appartenente al patriarcato di Antiochia, anni più tardo il vescovo Esichio di Castabala fu presente a Efeso nel 431 e contestò assieme agli altri vescovi del patriarcato antiocheno il fatto che il patriarca diAlessandria Cirillo avesse iniziato le sedute del concilio prima che giungesse la delegazione antiochena. Quello che non ci dicono le fonti scritte della presenza cristiana nella cittadina, ce lo dicono invece i resti di due basiliche. Ancora dalle liste dei vescovi presenti a sinodi, apprendiamo che a quello tenutosi aMopsuestia nel 550 prese parte Stefano di Castabala. Quello che non ci dicono le fonti scritte della presenza cristiana nella cittadina, ce lo dicono invece i resti di due basiliche costruite tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. L’abside e quanto rimane delle due costruzioni lascia percepire l’alto livello artistico con cui vennero edificate e il prestigio della comunità cristiana locale.