A circa 16 km a sud di Mileto si ergono a Didima le imponenti rovine del santuario di Apollo. Pare si sia originariamente trattato d’un tempio oracolare dei Cari che gli Ioni sopraggiunti nella zona dedicarono ad Apollo Filesio (1000 a.C. ca.).
Dopo la vittoria riportata dai persiani, Alessandro Magno fece intraprendere i lavori per la ricostruzione del tempio che nel progetto iniziale doveva misurare oltre 100 mt di lunghezza e quasi 50 di larghezza In tempi remoti esso ottenne tale rinomanza da concorrere con il tempio di Delfi. Era sotto controllo della famiglia sacerdotale dei Branchidi ai quali spettava l’interpretazione degli oracoli. Veniva collegato al vicino porto di Panormos – scalo per i numerosi pellegrini che vi giungevano – da una strada larga dai 5 ai 7 mt. Erodoto ricorda che questo tempio dal re Creso di Lidia (560-546 a.C.) aveva ricevuto doni pari a quelli di Delfo sia nel peso che nella forma (Storia, VI, 92). Esso, comunque non si sottrasse alla distruzione operata dai persiani (probabilmente nel 494 a.C.), i quali trasferirono in Persia il clan sacerdotale dei Branchidi e asportarono i tesori del tempio, compresa la statua cultuale di Apollo. Dopo la vittoria riportata dai Persiani,Alesandro Magno fece intraprendere i lavori per la ricostruzione del tempio (332 a.C. ca.) che nel progetto iniziale doveva misurare oltre 100 mt di lunghezza e quasi 50 di larghezza.
Sotto il regno di Seleuco I (358-280 a.C.) al santuario fu restituita la statua di Apollo Filesio e il culto fu amministrato dallo stato di Mileto con la nomina di un profeta eletto annualmente. Il tempio non fu mai terminato. Strabone ci informa che a causa della sua grandezza, era ancora privo di tetto A motivo delle dimensioni imponenti progettate per la costruzione e nonostante nutrite offerte e sovvenzioni – si pensi ai contributi generosi di Traiano (98-117 d.C.) e di Adriano (117-138d.C.), – il tempio non fu mai terminato. Strabone (64/63 a.C.- 21 d.C. ca.) ci informa che a causa della sua grandezza, era ancora privo di tetto. Nella storia del cristianesimo questo tempio e il suo oracolo giocarono un certo ruolo. Sappiamo infatti che Diocleziano, indeciso se intraprendere la persecuzione contro la Chiesa, « volle consultare ancora gli dèi e mandò allo scopo un aruspice al santuario di Apollo di Mileto: il responso del dio non poteva essere che di condanna della religione cristiana. L’imperatore », scrive Lattanzio, « fu costretto a dire di sì, ma non potendo contemporaneamente mettersi contro agli amici, al suo Cesare e adApollo, tentò in extremis una via di mezzo, cioè di fare una legge di persecuzione che escludesse qualunque spargimento di sangue » (La morte dei persecutori, 12).
Con la vittoria del cristianesimo anche l’oracolo di Didima fu messo a tacere. Eppure l’avvento al trono di Giuliano l’Apostata segnò un momento di breve rinascita per il tempio d’Apollo Oltreché da Diocleziano, l’oracolo diApollo fu consultato anche da Licinio (308-324 d.C.) prima di intraprendere una campagna militare contro Costantino. In quella circostanza la risposta dell’oracolo – a quanto riferisce Sozomeno – venne data con i seguenti versetti d’Omero: « O vecchio, ti sovrastano giovani disposti alla guerra. La tua forza è ormai spezzata; ti sta dinanzi una vecchiaia travagliata » (H.E., 1,7). Con la vittoria del cristianesimo anche l’oracolo di Didima fu messo a tacere. Eppure l’avvento al trono di Giuliano l’Apostata (361) segnò un momento di breve rinascita per il tempio di Apollo. Il nuovo imperatore, in una sua lettera (88), si applica la qualifica di « profeta del dio di Didima ».Abase di questa lettera v’era una protesta che il sommo sacerdote di Mileto aveva indirizzato a Giuliano lamentando che un giudice – presumibilmente il governatore della Caria – si era permesso di far fustigare un membro del clero pagano. Per tutta risposta l’imperatore, nella sua qualità di sommo pontefice del paganesimo e di profeta dell’oracolo di Didima, biasimò il comportamento del governatore, interdicendogli la partecipazione al culto pagano per tre mesi (Lettera 88) [1].
Con la morte di Giuliano l’oracolo di Apollo tornò a tacere e definitivamente. Ancora in rapporto a Giuliano lo storico Sozomeno informa che l’imperatore, venuto a sapere dell’esistenza di alcune Chiese in onore dei martiri nei pressi del tempio di Apollo Didimo, scrisse al governatore della Caria perché esse – qualora fossero già munite di tetto e di altare – venissero incendiate. Nel caso fossero ancora in costruzione, si sarebbero dovute demolire dalle fondamenta (H.E., V, 20). Questa notizia costituisce una prova della vasta diffusione del cristianesimo nella zona di Didima. Con la morte di Giuliano (363) l’oracolo di Apollo tornò a tacere e definitivamente.Anzi, in epoca bizantina, nell’andito o recesso del tempio, venne addirittura elevata una basilica…