Colofone rientra nel novero delle città ioniche fondate da esuli greci spinti a emigrare in Asia Minore dall’invasione dei Dori, tribù della Grecia nord-occidentale.
Nell’antichità la città godette di notevole prestigio per l’allevamento di cavalli e per una pregiata resina di pino (Colophonium), ma soprattutto a motivo del vicino tempio di Apollo Clario. Con altre 11 città, tra cui Mileto ed Efeso, essa fece parte della Lega ionica, vale a dire d’una confederazione di mutuo soccorso, pur nel rispetto delle diverse autonomie. Occupata intorno al 665 da Gige, re della Lidia, appare in seguito coinvolta nella guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). Un secolo più tardi, dopo la morte di Alessandro Magno, essa prese posizione a favore di Antigono contro Lisimaco. La vittoria di quest’ultimo segnò le sorti di Colofone che, una volta conquistata (302 a.C. ca.), vide molti dei suoi abitanti trasferiti a Efeso e a Lebedo. In questa occasione taluni emigrarono a Notion, porto marittimo di Colofone distante 12 km ca., che prese il nome di Neocolofone. Nell’antichità la città godette di notevole prestigio per l’allevamento di cavalli e per una pregiata resina di pino (Colophonium), ma soprattutto a motivo del vicino tempio di Apollo Clario. Le più antiche dediche scoperte in esso sono su due statue del VI secolo a.C. Gli abitanti di Colofone facevano risalire il culto a Manto e a Calcante, l’indovino che accompagnò l’esercito greco a Troia.
L’oracolo di Apollo trovò vasta clientela in epoca romana. Al proposito basti ricordare il caso del nipote di Tiberio, Germanico, che venuto a Claro per consultarvi l’oracolo (18 a.C.), si dice che da esso apprese di dover presto morire, come di fatto avvenne l’anno successivo ad Antiochia Il metodo di divinazione praticato era, generalmente, per invasamento: il medium, per lo più una donna, era pervaso da Apollo e dalla sua ispirazione. Il metodo di divinazione praticato era, generalmente, per invasamento: il medium, per lo più una donna, era pervaso da Apollo e dalla sua ispirazione. Occorre tuttavia ricordare che all’oracolo non si chiedeva propriamente una predizione, ma una prescrizione, un’indicazione. Si domandava all’oracolo se un programma già elaborato potesse essere assunto e a quali dèi si sarebbe dovuto rendere culto per l’occasione. Stando a una tradizione del V-VI secolo avente poco credito, il primo vescovo della comunità sarebbe stato il discepolo di Paolo, Sostene (cfr. 1Cor 1-2) e il secondo Tichico (cfr. Tt 3,12). Passando sul terreno sicuro della storia, conosciamo due soli vescovi di Colofone, il primo dei quali, Eustazio, prese parte al concilio di Efeso (431).
È fuor di dubbio che a Colofone e a Clario il cristianesimo dovette trovare notevoli contrarietà nell’oracolo di Apollo, espressione della religiosità pagana e fonte di guadagno per la zona. «Ormai tace » scriverà Teodoreto, vescovo di Cirro, « l’oracolo di Colofone, di Delo, quello Pizio e quello di Didima » La condanna d’ogni genere di divinazione espressa dall’imperatore Costanzo (357) [1] e ribadita da Teodosio I (385), minò l’esistenza del famoso santuario pagano, che nei primi decenni del V secolo è del tutto fuori uso. « Ormai tace » scriverà Teodoreto, vescovo di Cirro (393-466 ca.), « l’oracolo di Colofone, di Delo, quello Pizio e quello di Didima » (Graecarum affectionum curatio 10).
NOTE DI VIAGGIO