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ILION oggi TRUVA Non lasciatevi Troiacondizionare troppo dalle descrizioni di Omero e dalle suggestioni delle vostre fantasie dell’età scolastica, quando studiavate l’Iliade, perché troppo cocente sarà la vostra delusione nel visitare le poche rovine rimaste. E il cavallo di legno, costruito per i turisti di fronte all’ingresso della zona archeologica, vi farà sorridere per la puerilità della trovata. La città di Troia (la cui origine risale all’inizio del terzo millennio: Troia I 3000-2600) fu distrutta e ricostruita nove volte. L’ultima, Troia IX (I sec. a.C. IV d.C.) sembra sia stata ricostruita da Giulio Cesare. La Troia VII (1300-1250) sarebbe quella di Omero. Poche sono comunque le rovine da visitare, tuttavia il desiderio di vedere il luogo legato alle memorie della guerra di Troia non vi tratterrà dal fare una sosta, se passerete da quelle parti. Quello che manca nei resti messi in luce dagli scavi, lo potrete aggiungere con i ricordi delle descrizioni omeriche.

Le origini di Ilio rimontano all’età del bronzo e sono fatte risalire al 3000 a.C. Questa città conserva nei suoi diversi strati il ricordo di varie civilizzazioni che si sovrapposero le une alle altre e che gli scavi intrapresi da Schliemann (1871- 1890) e continuati in epoca successiva dalla università di Cincinnati (1932-1938) hanno messo in luce.
 In rapporto all’epico racconto di Omero, l’Iliade, rimane ancora difficile fissare la data esatta della guerra che oppose Greci e Troiani  In rapporto all’epico racconto di Omero, l’Iliade, rimane ancora difficile fissare la data esatta della guerra che oppose Greci e Troiani. Certo è che dietro la leggenda del poeta greco si nasconde un conflitto di interessi tra Troia, detentrice dello stretto dei Dardanelli e le popolazioni greche in cerca di un’espansione nell’Asia Minore che il regno di Priamo impediva loro. Occupata nel VI secolo a.C. da popolazioni eoliche, Troia rimase per lungo tempo sotto la dominazione persiana sino al sopraggiungere diAlessandroMagno che se ne impossessò nel 334 a.C.

thumbs_eteria_pagina_30_immagine_0001-2Alla morte del conquistatore macedone la città fu ceduta a un suo generale, Lisimaco, e in seguito rimase possesso dei Seleucidi. Devastata nell’85 a.C., Ilio ritrovò la sua prosperità sotto Giulio Cesare. Ritenendosi discendente di Venere e di Enea, questi si sentì particolarmente legato a Troia che visitò come, del resto, fecero anche gli imperatori Augusto, Adriano, Caracalla e Giuliano. È comprensibile ritenere che il passato di questa città, in cui religione e storia apparivano tanto legati, costituisse un notevole ostacolo per la espansione del cristianesimo primitivo. In effetti, della storia della Chiesa in Ilio nulla ci è noto prima del 325. A partire da questa data apprendiamo che la comunità cristiana là residente aveva un vescovo nella persona di Marino, presente al concilio di Nicea (325). È altresì noto il nome del suo successore, Leucadio, che figura tra gli eusebiani e quindi di tendenze antinicene. Assai emblematica per la storia del cristianesimo a Ilio risulta la descrizione che l’imperatore Giuliano l’Apostata ci fornisce del vescovo Pegasio, subentrato a Leucadio nella guida della comunità cristiana.
 È comprensibile ritenere che il passato di questa città, in cui religione e storia apparivano tanto legati, costituisse un notevole ostacolo per la espansione del cristianesimo.  Stando alla lettera scritta da Giuliano, questo vescovo « non era indifferente nei confronti degli dèi » ma anzi segretamente prestava loro culto. Il sincretismo in base al quale Pegasio, pur venerando il Dio cristiano, non cessava di venerare altresì Ettore, Achille e Atena, trovò il consenso dell’imperatore che promosse il vescovo a incarichi importanti nell’amministrazione statale [1]. L’esempio radicalizzato di sincretismo religioso che Pegasio rappresenta, non meraviglia del tutto se si confronta con il canone 36 del concilio di Laodicea (360 ca.), in cui viene riprovata quella parte del clero che si prestava a predire il futuro dietro compenso o che preparava e vendeva amuleti. Dopo Pegasio ci sono riportati ancora i nomi di due vescovi di Ilio: Teosebio (451) e Giovanni (553). Poi più nulla su questa comunità cristiana.

 

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NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Prima di Çanakkale, sulla E24 che da İzmir risale la costa, c’è la deviazione di 5 km che conduce alle rovine dell’antica Troia (Truva).

Distanze:
da Çanakkale km 30
da İzmir km 306

Provincia: Çanakkale
Aeroporto: İzmir

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Della cinta fortificata si distinguono i bastioni, una delle torri e le porte risalenti al 1900-1300 a.C. (la Troia omerica); le poche vestigia rimaste possono però rendere l’idea della possenza di questa città, più volte ricostruita.

FONTI STORICHE

UN VESCOVO CHE… ADORA GLI DÈI
Non avremmo mai accolto tanto alla leggera Pegaso se non avessimo avuto la ferma convinzione che già in antecedenza, sotto le apparenze di vescovo dei Galilei (= cristiani), egli seppe riverire e onorare gli dèi… Essendo io stato chiamato alla corte del beato Costanzo1, trovandomi in viaggio da Troas, arrivai a Ilio nell’ora in cui si riempie il mercato. Pegaso mi venne incontro e poiché io desideravo visitare la città (era questa la scusa che prendevo per visitare i templi), egli mi fece da guida e mi portò dovunque. Permetti che ti racconti quanto egli fece e disse e come egli lasciò intendere di conoscere i nostri doveri verso gli dèi. Vi è là un héroon di Ettore con la sua statua di bronzo collocata in una piccola cappella. Dirimpetto è stato piazzato, a cielo aperto, il grande Achille. Se tu hai visitato il posto sai cosa intendo… Io vi trovai degli altari ancora illuminati, direi quasi sfavillanti e la statua di Ettore lucente, tuttora strofinata di olio. Fissando Pegaso dissi: « E che?! Gli abitanti di Ilio sacrificano ancora? ». Con delicatezza volevo sondare le sue opinioni. « Che vi è di strano » rispose « se essi hanno un culto per un uomo buono che fu loro concittadino come noi l’abbiamo per i nostri martiri? ». Il paragone non era giusto, ma tenendo conto del momento, io vi vidi una intenzione delicata. Che avvenne in seguito? « Incamminiamoci » disse « verso la cinta sacra d’Atena Ilia ». Egli mi ci condusse con premura. Mi aprì il tempio e, come per avermi a testimone, mi mostrò tutte le statue perfettamente intatte. Egli poi non fece nulla di quanto i miscredenti (cioè, i cristiani) hanno abitudine di fare tracciando sulla loro fronte il segno dell’empio (cioè Cristo) e non sibilò, come costoro, fra i denti 2. In effetti presso di essi la più alta teologia si riconduce a queste due pratiche: sibilare davanti ai demoni e segnare la croce sulla fronte… Ecco i due aspetti che io mi proponevo di citarti. Ma me ne ricordo un terzo che ritengo di non dover passare sotto silenzio. Pegaso mi seguì ancora fino all’Achilleion 3 e mi mostrò la tomba intatta. Ora, mi si aveva fatto credere che egli l’aveva demolita. E questo invece l’ho visto io stesso. Oltretutto, quanti ora gli sono ostili mi fecero sapere che egli in segreto invocava e adorava il Sole. Non accetterai dunque la mia testimonianza anche se non era che un semplice dettaglio? Quando si tratta degli atteggiamenti dei singoli verso gli dèi, dove trovare dei garanti più fededegni degli dèi stessi? Avremmo forse costituito Pegaso sacerdote (degli dèi) se avessimo saputo che egli ha sulla coscienza un atteggiamento empio verso gli dèi? E se, in quel tempo, sia per ambizione di potere sia per salvare le dimore degli dèi – come spesso egli ci ha detto – si è rivestito di quegli abiti smessi4 e ha simulato l’empietà – benché solo a parole –, dobbiamo tenerne conto? Non ci vergogniamo di trattarlo come faceva Afobio e di fargli subire ciò che tutti i Galilei desideravano di vedere. Se mi vuoi ascoltare, sarai pieno di attenzioni non soltanto per costui ma anche per tutti gli altri convertiti, in modo che tutti gli uomini più volentieri ci obbediscano quando li esortiamo al bene e i nostri nemici abbiano minori occasioni di rallegrarsi. Se noi respingiamo quanti vengono spontaneamente a noi, nessuno sarà più disposto a rispondere ai nostri inviti.1 Nel 354 Giuliano fu chiamato da Nicomedia a Milano dove allora soggiornava l’imperatore Costanzo.
2 II sibilare e il soffiare costituivano segni di disprezzo.
3 Fuori d’Ilio si trovava un tumulo considerato la tomba di Achille,
4 Si tratta delle insegne episcopali.
(dalla Lettera di Giuliano l’Apostata al filosofo Aristoxeno, Ep. 78, trad. di L. Padovese, Roma 1978)