Troade, città della Misia, a circa 40 km a sud dell’antica Troia, fu fondata da Antigono (381-301), uno dei successori di Alessandro Magno.
Il suo porto era uno scalo per le navi che facevano rotta tra l’Asia e la Macedonia (At 20,5). Paolo passò da Troade almeno tre volte senza mai fermarvisi molto. Verso il 300 a.C. Lisimaco, re di Tracia, la ingrandì e l’abbellì. Nel 133 a.C. passò sotto il dominio romano. Essa rimase sempre una città libera fino a quando Augusto non ne fece una colonia romana. Il suo porto era uno scalo per le navi che facevano rotta tra l’Asia e laMacedonia (At 20,5). Paolo passò da Troade almeno tre volte senza mai fermarvisi molto. La prima volta vi giunse durante il suo secondo viaggio missionario verso il 50 d.C., data l’impossibilità di proseguire verso la Bitinia come avrebbe voluto, e qui ebbe la visione notturna di un macedone, che lo supplicava: « Passa inMacedonia e aiutaci! » (At 16,7-9). ATroade Paolo, Sila e Timoteo incontrarono Luca, che si unì a loro nel viaggio. Questi annota negli Atti: «
Dopo che (Paolo) ebbe avuta questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la Parola del Signore » (At 16,10). E salparono di qui facendo vela verso Samotracia (At 16,11). L’Apostolo ritornò una seconda volta a Troade durante il suo terzo viaggio missionario, quando lasciò Efeso verso il 57 d.C. Vi venne « per annunziare il Vangelo di Cristo », poiché qui « la porta gli era aperta nel Signore » (2Cor 2,13). Ma anche questa volta si trattenne pochissimo, perché, non avendovi trovato Tito, partì subito per la Macedonia (2Cor 2,13). Stando alla 2ª Lettera ai Corinzi (2,13), a questa data ci doveva già essere nella città una comunità di credenti, giacché l’Apostolo dice che nel partire si congedò da loro.
Un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto Egli vi fa però ritorno dopo pochi mesi, nella primavera del 58 d.C., di ritorno dalla Macedonia e in viaggio verso Gerusalemme. Questa volta vi si ferma una settimana ed è in compagnia di Sòpatro di Berea,Aristarco e Secondo di Tessalonica, Caio di Derbe, Timoteo e gli asiatici Tichico e Tròfìmo, che fa partire prima dalla Macedonia con la consegna di aspettarlo a Troade, dove egli giunge assieme a Luca subito dopo la Pasqua. In questa circostanza abbiamo una vivida testimonianza su un momento di liturgia domestica, celebrata da Paolo la domenica sera con la piccola Chiesa locale, la vigilia della sua partenza: « Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: “Non vi turbate è ancora in vita!”. Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati » (At 20, 7-12).
Verso il 116 soggiornò a Troade anche Ignazio di Antiochia, in viaggio verso Roma per subire il martirio. Dalla 2ª Lettera a Timoteo 4,13 siamo informati che l’Apostolo lascia a Troade in una delle sue ultime visite in casa di un certo Carpo il mantello con i libri e le preziose pergamene e prega Timoteo che gli porti il tutto quando verrà presso di lui. Verso il 116 soggiornò a Troade anche Ignazio di Antiochia, in viaggio verso Roma per subire il martirio. Fu in questa città che egli scrisse le Lettere alle comunità di Filadelfìa (Fil.,11), di Smirne (Smir., 12,1) e a Policarpo (Pol.,8,1). Dopo questa notizia la comunità cristiana rimane nel buio per circa due secoli. Soltanto dagli Atti di un sinodo tenutosi a Filippopoli nel 343 apprendiamo che tra i sottoscrittori vi era pure un certo Nicorio, vescovo di Troade. Più abbondanti notizie possediamo a proposito di un suo successore, il vescovo Silvano. Questi, dopo aver esercitato la professione di retore a Costantinopoli, si convertì al cristianesimo e scelse la vita monastica. Fu contro la sua volontà che divenne vescovo di Troade lasciandovi una impronta marcata della sua personale santità.