Chiamata anticamente Amida, questa città assunse in seguito il nome della regione circostante: Diyarbakır. Questa denominazione, alla lunga, finì per soppiantare la precedente.
Nei documenti assiri essa è ricordata come Amedi. Sita sulla riva sinistra del Tigri superiore, essa costituì un’importante città dell’impero assiro. Nei documenti assiri essa è ricordata come Amedi o Amidi. Sita sulla riva sinistra del Tigri superiore, essa costituì un’importante città dell’impero assiro. In epoca successiva passò sotto il dominio dei Persiani, dei Seleucidi e dei Romani i quali la scelsero a capoluogo della provincia di Mesopotamia.
Nel 359 d.C. essa subì l’assedio da parte del re persiano Sapore I. Lo storico Ammiano Marcellino, testimone oculare di quell’evento (359), la presenta come una città alquanto piccola. In effetti pare che il numero dei suoi abitanti, compresa la guarnigione che vi era di stanza, ammontasse di norma a 20.000.
Ancora Ammiano ci informa che il cesare Costanzo la cinse di mura e di torri (333-337 d.C.). Una cinta fortificata fu successivamente edificata da Giustiniano (527-564). È su di essa che poggia l’attuale cintura di mura in basalto, opera degli Arabi.
Prostrata dai due mesi di assedio e da una pestilenza che nel frattempo era scoppiata a causa dei molti cadaveri insepolti, Amida cadde infine in mano ai persiani che massacrarono tutti gli abitanti e i soldati [1]. Pare che il cristianesimo vi sia giunto dalla vicina città d’Edessa, centro di apostolato già agli inizi del III secolo.
Avvalendosi della notte e della confusione, Ammiano Marcellino fu uno dei pochi che riuscì a sottrarsi alla strage con la fuga.
La posizione di frontiera spiega perché Amida fu più volte oggetto di contesa tra l’impero romano e quello persiano. Nel 638 la città cadde sotto il dominio arabo. Pare che il cristianesimo vi sia giunto dalla vicina città d’Edessa, centro d’apostolato già agli inizi del III secolo – se non assai prima – per i territori di lingua siriaca. Le prime notizie storiche circa una comunità cristiana ad Amida, sono legate al nome del suo vescovo Simeone che nel 325 prese parte al concilio di Nicea. Seppure annoverati tra gli scritti apocrifi, meritano d’essere menzionati gli Atti di Taddeo (400-450 ca.) che fanno risalire l’evangelizzazione di Amida all’apostolo Giuda Taddeo. Gli Atti di Taddeo (400-450 ca.) fanno risalire l’evangelizzazione di Amida all’apostolo Giuda Taddeo.
Il vescovo più illustre di questa città fu senz’altroAcacio che nel 421 prese parte a un sinodo tenutosi in Seleucia Ctesifonte nel quale si impegnò perché i vescovi della Persia avessero ad accettare i canoni del concilio di Nicea.
Quando, poi, sorsero delle rivalità tra l’impero bizantino e quello persiano (421-422), Acacio tornò ad Amida. Avendo appreso che 7000 Persiani, prigionieri dei Bizantini, venivano lasciati morire di fame nell’Aziazene, al di là del Tigri, egli, dopo aver radunato il clero della città, propose di vendere le suppellettili sacre per riscattare tanti prigionieri. « Dio », disse, «non ha bisogno dei nostri piatti e dei nostri calici. Non mangia né beve lui che non ha bisogno di nulla. Dal momento, quindi, che la Chiesa possiede vasi d’oro e d’argento donati dalla benevolenza e dalla generosità dei cristiani, è giusto che con il loro valore liberiamo i prigionieri e li sosteniamo » (Socrate, H.E., VII, 21). Dall’anno 543 ad Amida si costituì una comunità giacobita strutturata gerarchicamente.
Così avvenne. In seguito Acacio rimandò i 7000 prigionieri in Persia, ingraziandosi il re sassanide Baharam V (420-438) e facendosi presso di lui negoziatore di pace a nome dell’imperatore Teodosio (422). Dall’anno 543 adAmida si costituì una comunità giacobita strutturata gerarchicamente. Caduta in mano ai Persiani (602), la città passò poco dopo sotto il dominio arabo (638). È sotto costoro che i cristiani di diverse confessioni trovarono maggior libertà che non all’interno dell’impero bizantino.