Chiamata originariamente Sesamos, questa città assunse in seguito il nome di Amastri, dall’omonima reggente di Eraclea e nipote del re persiano Dario III che la rifondò intorno al 300 a.C.
Venne visitata da Plinio il Giovane che in una lettera all’imperatore descrive Amastri come una città elegante e graziosa.Nei primi anni del II secolo d.C. la città apparteneva alla provincia di Bitinia e del Ponto. Come tale venne visitata dal legato Plinio il Giovane che in una lettera all’imperatore descrive Amastri come una città elegante e graziosa, dotata tra l’altro, di una piazza magnifica e assai vasta. Eppure Plinio lamenta che al margine di essa scorra una cloaca scoperta, insalubre e maleodorante e richiede all’imperatore l’autorizzazione di coprirla (Lettera 98). La risposta di Traiano fu affermativa. Plinio, comunque, doveva reperire il denaro per compiere questo lavoro (Lettera 99). Aquesta piazza accenna anche lo scrittore pagano Luciano di Samosata (125-200 d.C. ca.). Nella sua opera Toxari egli ricorda il furto perpetrato nella sua stanza d’albergo mentre con l’amico Sisinna stava passeggiando nella piazza di Amastri. A questa situazione d’inattesa penuria rimediò Sisinna che accettando di sfidare un gladiatore nel teatro cittadino e avendolo sopraffatto, ottenne il premio di 10.000 dracme (Toxari, 43). Intorno agli inizi del cristianesimo ad Amastri la tradizione si richiama all’apostolo Andrea.
Di questo teatro come anche della necropoli e delle terme sono visibili dei resti. Intorno agli inizi del cristianesimo ad Amastri la tradizione si richiama all’apostolo Andrea ritenuto l’evangelizzatore del Ponto.
La presenza cristiana nella città è confermata da Plinio il quale proprio da Amastri scrisse all’imperatore Traiano (111 ca.) informandolo della vasta diffusione della superstitio cristiana e chiedendo indicazioni circa il modo di procedere nei confronti dei cristiani[1-2].
Una cinquantina d’anni più tardi, lo scrittore Luciano di Samosata confermerà l’impressione di Plinio rilevando che tutto il paese (Ponto) è pieno di atei e di cristiani (Alessandro, 25,28). In effetti, al tempo degli imperatori Marco Aurelio (161-180) e Commodo (180-192) nella regione esistevano già parecchie Chiese il cui metropolita risiedeva ad Amastri.Plinio scrive all’imperatore sui cristiani e Luciano di Samosata confermerà l’impressione di Plinio rilevando che « tutto il paese (Ponto) è pieno di atei edi cristiani ».
È appunto in questa città che intorno al 190 si svolse un sinodo di vescovi del Ponto, presieduto dal vescovo locale Palmas (Eusebio, H.E., V,23,3). Oggetto dell’incontro fu la questione sulla festa di Pasqua che i vescovi del Ponto — concordemente all’orientamento romano — affermarono doversi celebrare di domenica (Eusebio, H.E., V,23,2). Lo storico Eusebio ci informa anche di una lettera che Dionigi vescovo di Corinto (seconda metà del II secolo) scrisse alla Chiesa di Amastri e ad altre comunità del Ponto, offrendo avvertimenti intorno al matrimonio e alla continenza e suggerendo un atteggiamento mite nei confronti di quanti si convertivano da ogni genere di peccato, persino dall’eresia (Eusebio, H.E., V,23,6).
Questo invito alla mitezza espresso da Dionigi non trovò l’approvazione di papa Sotero che lo biasimò. Il nome di Amastri emerge anche per aver dato i natali a San Sergio Magistro e all’imperatrice Teodora, che prese posizione a favore del culto delle immagini.
In rapporto alla storia dei martiri il nome di Amastri è legato a quello di Giacinto che vi nacque forse nel IV secolo. La data del suo martirio rimane imprecisata. Le ragioni della sua morte si possono invece riscontrare nell’opposizione al paganesimo espressa da Giacinto nello sradicamento di un albero ritenuto « sacro ». Tale atto di disprezzo suscitò forti reazioni che portarono al suo arresto e alla successiva condanna. Al concilio di Nicea la Chiesa di Amastri, rappresentata dal vescovo Eupsichio, figura tra le Chiesa della Paflagonia. Su richiesta del suo vescovo taumaturgo Giorgio († 802/807), essa ottenne l’elevazione ad arcivescovato indipendente (autocefalo).
Ancora in quegli anni il nome di Amastri emerge per aver dato i natali a san Sergio Magistro e all’imperatrice Teodora che prese posizione a favore del culto delle immagini.