Le origini di Afrodisia sembrano rimontare all’età del bronzo (3000 a.C.). Il suo nome è legato al culto di Afrodite che qui fu particolarmente venerata. Sono ancora visibili alcuni resti del santuario dedicato alla dea nel I secolo a.C., dotato del diritto d’asilo[1]. Il suo nome è legato al culto di Afrodite che qui fu particolarmente venerata. Questo tempio nel V secolo venne trasformato in chiesa Questo tempio nel V secolo venne trasformato in chiesa.
Il periodo di massimo splendore di Afrodisia rimonta ai primi tre secoli dell’era cristiana.
L’attività primaria di questa fiorente cittadina di medie dimensioni (si pensi che lo stadio tuttora visibile aveva una capienza di 20.000 posti) fu la lavorazione del marmo compiuta in diverse officine.
Da un punto di vista culturale, il nome di Afrodisia è legato a quello di Alessandro, originario della città e professore di filosofia ad Atene tra il 198 e il 211 d.C.
Fu opinione comune ritenerlo il miglior commentatore di Aristotele, anzi, per certe intuizioni, persino superiore allo Stagirita. Ciò giustifica perché lo si sia chiamato anche secondo Aristotele [2].
L’esistenza ad Afrodisia di un palazzo episcopale del quale è possibile osservare ancora diverse rovine, ci richiama alla presenza cristiana in questa città. Il fatto che essa costituisse una metropoli ecclesiastica lascia supporre che qui il cristianesimo sia giunto assai presto, presumibilmente da Efeso.
Sappiamo che sotto Diocleziano due cristiani, Diodoto e Rodopiano, furono lapidati a morte nel foro della città. Sappiamo che sotto Diocleziano due cristiani, Diodoto e Rodopiano, furono lapidati a morte nel foro della città. L’elenco dei vescovi di Afrodisia che conosciamo inizia con Ammonio, presente al concilio di Nicea (325). Non sembra però che il cristianesimo – ancora oltre la metà del IV secolo – abbia raccolto pieni consensi in questa città
se gli abitanti dedicarono una statua al suo fondatore (benefattore), il pagano neoplatonico Asclepiodoto che – presumibilmente in connessione con il progetto restaurativo di Giuliano l’Apostata – svolse ad Afrodisia un’intensa propaganda a favore del paganesimo.
La situazione pare essersi alquanto mutata con il vescovo Eumenio che figura fra i Padri del I concilio di Costantinopoli (381). Segnali di questo mutamento paiono essere l’erezione d’una statua nella metropoli di Afrodisia all’imperatrice Elia Flavia Flaccilla, moglie di Teodosio e ferventissima cristiana. Pare altresì da situare in questo tempo la trasformazione del tempio diAfrodite in una basilica cristiana.
Nel V secolo questa metropoli della Caria ci è nota attraverso il nome dei suoi vescovi: Ciro, presente tanto al concilio di Efeso (431) che al successivo Latrocinio efesino (449); Eufemio, deposto a causa del monofisismo da lui professato (518); Severiano, intervenuto al V concilio ecumenico (II di Costantinopoli: 533). Il suo successore, Paolo, fu ordinato metropolita di Afrodisia nel 558 dal monofisita Giacomo Baradeo.
Costretto a ritrattare il monofisismo dal patriarca di Costantinopoli Giovanni, Paolo venne da lui rinviato ad Afrodisia per essere deposto e riordinato vescovo della vicina città d’Antiochia dal metropolita di fede calcedonese a lui successo sulla sede di Afrodisia. Ebbe così luogo uno strano caso di riordinazione episcopale.Nel VII secolo l’antico nome di Afrodisia è soppiantato dal nuovo nome di Stauropolis (Città della Croce).
Nel VII secolo l’antico nome di Afrodisia è soppiantato dal nuovo nome di Stauropolis (Città della Croce). Ancora in epoca bizantina la città subì diversi mutamenti con l’utilizzo di materiale proveniente da antichi edifici. Progressivamente lo splendore di Afrodisia scomparve. Sta ritornando alla luce ai nostri giorni per opera di archeologi italiani, francesi e per l’interessamento dell’università di New York.